L' Albergo Ideal
Sentirmi una parte del mio ultimo prossimo cuore, come nel feltro di una colonia di ragazze magrine - o forse non più invitate anche se già pronte e carine ma “senza speranza”-, ancora intente alle loro ringhiere da una fiochissima pensione celeste. A stingersi ancora di più, mentre rasentano le voci lontane di un ballo di Ferragosto che già suona, e non è ancora sera. Provenire da un terrazzo mise en abîme, quello più grande e sfinito teatro di posa dell' albergo l' Ideal, in rosa antico e charcoal (Guarda che è proprio lì di fronte, se adesso tu lo senti e non mi credi).
Sentirmelo fitto e distale, nello spasmo d'Opera di un collo che si sporge e si fa male. Nel tiro solista delle loro nuche di sanatorio allo chignon. Nei brividi lievi delle mezzemaniche di lana. Di quella più minuta e streghina, che si stringe alla vita il golf che le si slenta, nascosta da un filino di musica e di spavento, fino alla mezzanotte del suo svanirsi un momento...
1 commenti:
Ho sentito la suggestione delle ragazze affacciate al balcone nella loro solitudine, ho sentito il loro partecipare lontano alla festa a cui non saranno mai invitate.
Daniela
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