venerdì 31 gennaio 2014

Colm Tóibín, verso i meandri di James



Riscoprire le risonanze più segrete di Henry James attraverso il magnifico affresco di Tóibín, è stata un'esperienza emozionante ed unica. Parlo di The Master, un romanzo che "ci conduce terribilmente all'anima di Henry James e, di conseguenza, al segreto stesso dell'arte", come scrive Michael Cunningham. Tóibín, in questo libro, ci addentra nelle secrete più insidiose di un'anima, attraverso la via e l'intimità della scrittura, rendendo nel contempo un omaggio delicato ad Henry James e al senso profondo e misterioso del fare arte e del relativo senso di salvezza e di perdita di ogni artista. "Una lettura irrinunciabile", così Alice Sebold, e lo condivido in pieno.
Tutto il romanzo soffia dell'eco privilegiata di questo spirito avvolgente, delineando un ritratto potente ed inequivocabile che difficilmente può lasciare indifferenti, sia i lettori più accaniti di Henry James, sia tutti coloro che non lo hanno mai avvicinato o che non lo conoscono a sufficienza. Ma Colm Tóibín non si pronuncia su James, ma lo scandisce, come la luce sgocciolante di una lampada, prima che un interno inglese si oscuri del tutto.  Questo libro è uno squarcio vigoroso operato dall'interno, sugli ambienti, sui crepuscoli e sui sentimenti di un artista e della sua epoca, l'ultimo filo di suono prima del silenzio notturno. Un ritratto complesso e delicato, di una generosità commovente, e architettato con una fluidità e una sensitività impareggiabili, quella stessa fluidità sensitiva che ha destinato Henry James a quelle  dimensioni sospese e fantasmiche, che tanto mi hanno avvinto dentro le tele magiche della sua letteratura incantata e nebbiosa, come gli intarsi vivi e mutanti del loro stesso fregio.

Un breve assaggio:
"Certe volte, di notte, sognava i morti – i volti familiari e anche gli altri, quelli semidimenticati, fugacemente richiamati alla memoria. Adesso, svegliandosi, immaginò che mancasse un'ora o più all'alba; per alcune ore non vi sarebbero stati suoni o rumori. Si toccò i muscoli del collo, rimasti rigidi fino a quell'istante; gli parvero tesi, ma non indolenziti. Muovendo la testa, si sentì scricchiolare. Scricchiolo come una vecchia porta, si disse".

Colm Tóibín, da  The Master

mercoledì 29 gennaio 2014

Arrowhead: Signal (with Director's Commentary)


Arrowhead: Signal (with Director's Commentary) from Arrowhead: The Movie on Vimeo.

martedì 28 gennaio 2014

Senza rete

Ammetto che alla chiarezza e alla costrizione all'esser chiari o forse popolari a tutti i costi, preferisco di gran lunga l'impenetrabilità. Una qualsiasi opera, appena impenetrabile, rimane avvolta da un costante sprazzo di neve e spesso da un'aria migliore, di certo più pura. 
Credo di non poter fare a meno di questo misterioso filo di eclissi, in un qualsiasi tipo di approccio con l'arte, ma anche con la vita. L'impenetrabilità dello sfondo di una certa opera o situazione, è la misura proporzionale e viva del suo profondo orgasmo in itinere, del suo gergo atipico ma contagioso di eterno, che mi destina in un altro balzo senza rete.

mercoledì 22 gennaio 2014

Ricordando Mazzacurati: Ritratti: Andrea Zanzotto, con Marco Paolini.


In ogni caso:

È fondamentale, secondo me, adeguarsi alle continue possibili interferenze e così alle instabilità del proprio percorso nel continuo naufragio di una ricerca espressiva. A quel fattore misterioso che ci allontana da quello che sentivamo e credevamo essere la strada maestra o più giusta, anche quello è un nucleo. Tutte le dissonanze sul tema sono spesso più importanti e tematiche dello stesso demone consonante e tematico, diventando il ciclo e la pasta notturna dell'atomo, la sua filigrana, pur adombrando territori lupeschi e imprevedibili, quanto arditi e lontani.
Io che cerco di dire qualcosa, divento lontano da me, non ho altra scelta. Ho bisogno di corrompere l'atmosfera rassicurante di quella membrana creaturale, dove il processo creativo è condizionato da uno spasmo di volontà  e di verità di questo volere acerbo ma intimo, affamato delle mie certezze, dei miei agi, delle mie vecchie canzoni. Voglio ottenere tutto quello che non conosco e solo attraverso una distanza dolorosa quanto emozionante da me, riesco a sentirmi  davvero vivo e consapevole dei miei strumenti di lavoro, della loro fallibilità e impermanenza.  In certe lontananze si ricompatta una vera intimità, un proprio incesto selvatico e accanito con se stessi. Come negli affetti, nelle situazioni più forti del mio passato, sono state le grandi distanze a darmi fibra e tono in riferimento a persone, condizioni, eventi, speranze, innamoramenti. La mia lontananza da me implica l'abbandono alle correnti emozionali che mi flettono verso nuovi sentieri e circostanze, senza spezzarmi l'osso del collo, pur affidandomi alla purezza del triplo salto nel vuoto. La flessione stessa nello slancio senza rete, è la garanzia di una stabilità e di una sicurezza che mi mantiene a terra. La ricerca di una strada, in qualsasi modo questa strada si dispieghi, si costruisca o accada, rimane fatta, ancora secondo me, di una  sequenza di più strade diverse e irriconoscibili, che garantiscono alla fine la speranza di un'unità metasemantica, di una soglia franca e primordiale di contatto con la propria voce in formazione, adeguata alle continue frizioni ed extrasistoli che dicono e sbandano ancora del mio passo sparso sul sentiero battuto interpoderale, o sul tappeto volante bagnato di pioggia. In ogni caso.

domenica 19 gennaio 2014

La vita in un filo di pioggia

La vita in un filo di pioggia, verso sera. Un disco che suona nei graffi, da una finestra spenta, un cane morto. La luna è una maestra nei vetri. I pochi passi dalla strada, di qualcuno che fischia nel buio. Un bacio gonfio di notti, sotto la vecchia scuola. Una ragazza bruna e senza mani mi apre l'ombrello in un mercato.

Estratti casting "Giorno di compleanno": Camilla De Bartolomeo


Estratti casting "Giorno di Compleanno" - Camilla De Bartolomeo from Fabrizio Fiore on Vimeo.

venerdì 17 gennaio 2014

Estratti casting "Giorno di compleanno". Beatrice Bassoli:


Casting "Giorno di Compleanno" - Beatrice Bassoli from Fabrizio Fiore on Vimeo.

mercoledì 15 gennaio 2014

La mancanza e la presenza di un libro


La mancanza di un buon libro, in una mia giornata, è l'assenza di un faro, del sole, della luna. La presenza di un buon libro apporta intensità, musicalità e silenzio al tempo di lettura e di non lettura, fa lo stesso. E poi è molto importante la zona che mi separa dalla pagina, quell'istante in cui mi ricordo che quella pagina è ancora lì, che mi aspetta, a qualsiasi ora, con qualsiasi tempo, in qualsiasi circostanza o condizione, dipende solo da me se tradirla o raggiungerla, da parte sua non potrò mai avere brutte sorprese. Tutto questo apporta una particolare densità e uno spessore al mio spazio di vissuto, difficile da descrivere e da ritrovare in altri elementi e circostanze quotidiane. Più grande è il libro, più queste sensazioni sono sottili, rarefatte e profonde, molto più sottili, rarefatte e profonde di quelle legate all'ossessione dello scrivere. Credo che il leggere rimanga in assoluto l'attività più pura, più religiosa e creativa, quella che non fa rumore o clamore. In assoluto la più dolce, naturale e redditizia al mondo.

giovedì 9 gennaio 2014

Interesse creativo e quantitativo


Avverto, a volte, che il problema, l'ostacolo più lampante, sia relato all'interesse, alla quantità compulsiva di interesse creativo, alla consapevolezza di questo interesse, che mi porta in qualche modo a fare. Fare qualcosa con molto interesse, interesse legato a quel certo o incerto fare, non necessariamente a qualcosa che gli sia estraneo e da cui prendere o attendere chissà cosa, è una piccola trappola. Quello che mi interessa molto, mi interessa forse solo quantitativamente, spesso mi ottunde, diventa un'occupazione solo molto interessante e non credo  che personalmente conti quanto sia forte l'interesse che provo per quello che faccio, quanto invece l'interesse che evochi il mio fare una volta compiuto e scomposto prima del suo compimento. E non è la quantità compulsiva dell'interesse al mio fare che costituirà qualcosa di più o meno interessante, non tanto quanto la qualità profonda del perdermi in quel qualcosa di cui non so mai troppo, ma che è lei a interessarsi in qualche modo misterioso a me.

Beatrice Bassoli, tra le attrici vincitrici del casting di "Giorno di compleanno" (attrice protagonista)

lunedì 6 gennaio 2014

"Compagni di scuola": intervista ad Angelo Bernabucci e la storia del film:


giovedì 2 gennaio 2014

Come lupi gli ombrelli


Nei ritorni, a volte, dagli ombrelli nella pioggia senza le teste le persone sono ancora le stesse o sono l'odore delle terrazze e dei festeggiamenti interrotti e il dondolio scherzoso e tremendo dei lampioncini. Come stasera. Come lupi gli ombrelli covano su ciascun capo, i dorsi appena curvi, il silenzio tombale che l'acqua concede alle grondaie e alle vetrate oblique dei palazzi antichi. Il buio invade e diventa un azzurro e le finestre diventano l'oro bianco contro il rosso duro dei notiziari televisivi. C'è chi si abbraccia senza dirsi. Chi sfila cinghie dai passanti. Chi mette in bocca un dito solo dei guanti. Chi cuce, chi affonda una mano nei capelli bagnati di chi gli sferra un pompino. Chi prega, chi suona un vecchio disco. Chi tace, chi accende un albero di Natale, una candela, un debito. Chi sorveglia un fratellino in assenza dei grandi. Chi assapora il proprio muco che scola di lacrime e chi guarda il piovasco di quell'istante sepolto e perduto al mondo, accanto a una maestrina elementare triste e diabetica. In ogni casa un frullo terso di gazza, la risata di una strega, un bricco fresco di latte. Lo scintillio della mannaia, lo spazio dolce tra i seni scoperti di chi rassetta e si abbassa troppo – il suo viso gonfia tramonti di Taurasi dalle guance –, o chi si veste per scendere, e cerca le chiavi dell'auto che non trova, e chi allora si sveste, nei brividi di febbre e agguanta la coperta scivolata con una caviglia; chi fugge come un bandito: passami gli stivali con le mutandine, per favore. La zampata del temporale ingoia quello che ogni privato sottrae e concede al fantasma del suo nuovo copione. Sono quasi arrivato. Gli ombrelli che mi erano davanti sono lontani, uno di quelli declina dalla sua cupola e sgorga fango di mestruo. Un bambino morto lo aspetta alla finestra, scalzo e in pigiama, come se fosse il sole.
Sono a casa.

mercoledì 1 gennaio 2014

Les enfants de "La Boum"




Il sentir cantare nel buio è già passato


Poco più di un'ora dall'inizio dell'anno e da un luogo poco lontano, forse l'appartamento del piano di sopra, una voce di donna che canta. Poi il silenzio. Alcuni passi e ancora la  sua voce, che avvolge una strana melodia senza tempo, con la calma di un uccello notturno.
Poi, dopo qualche secondo, più niente. Quel canto nel buio è già passato, come se fosse un anno.