venerdì 29 dicembre 2017

Da un'alba montaliana

Sfogliando Montale, dopo pranzo, imbattendomi nella sezione "Altri versi", condivido la bellezza singolare di quest'alba. Impareggiabile, mentre fuori, sul suo balcone, una donna stende il suo bucato nel freddo e nella luce di fine dicembre.

All'alba

Lo scrittore suppone (e del poeta
non si parli nemmeno)
che morto lui le sue opere
lo rendano immortale.
L'ipotesi non è peregrina,
ve la do per quel che vale.
Nulla di simile penso nel beccafico
che consuma il suo breakfast giù nell'orto.
Egli è certo di vivere; il filosofo
che vive a pianterreno
ha invece più di un dubbio. Il mondo può
fare a meno di tutto, anche di sé.

Eugenio Montale


giovedì 28 dicembre 2017

Nella polifonia di un romanzo, con armadi, abiti e cassetti difettosi


Nella polifonia di un romanzo prevale sempre il tormento, fino all'ultimo, di sistemare al meglio quel primo cassetto. Di mettere più in dentro quella federa, quella camicia a righe, quel pullover. Immaginando le mie prossime pagine da organizzare, correggere, semmai cassare o cestinare, come parti di un corredo pesante, ricolmo di abiti e accessori indigesti di un'intera vita, dove mettere ordine non significa solo buttare, ma ricomporre, a volte elaborare del nuovo disordine. Buttare di solito è giusto, ma è anche più semplice. 
E buttando via il cappotto di un Natale di quattro anni fa, come la mettiamo con i rigori dell'inverno, se non ne possiedo uno nuovo e che riscaldi uguale? Allo stesso modo per quella camicia, che ha un colletto decisamente consumato, ma non è escluso che non si possa girare e poi ha un colore che mi piace troppo, davvero. Immagino che sia un regalo, non ricordo se di onomastico o di compleanno, che capitano sempre a breve distanza l'uno dall'altro. E quei pantaloni sono rossi. Troppo rossi, non ricordo nemmeno se si portano più. In una costruzione romanzesca, questo cambio di abiti e di scena, diventa in certi casi una sorta di scenografia fobico-letteraria, dove si deve cominciare a prendere gli abiti a manate, a portarseli ancora caldi sotto il naso, affondandogli dentro la faccia, a volte come si fa con le magliette di un defunto, per percepire ancora la sua ultima sudata dentro il collo a barca o con quelle mutandine troppo nere e crudeli, rubate in un campeggio a una ragazza che ci piace.
Nella revisione di  questo mio romanzo, negli ultimi passi di un ultimo atto, che nello stesso tempo avverto sempre come primo, rivivo gli odori lugubri degli abiti passati, come di quelli nuovi, usati, incellofanati, con il rumore dei cassetti difettosi, il cigolio delle ante e una sorta di riunione tra i morti e tra i vivi, che resistono per ogni attimo nell'amore e nello sgomento condominiale delle mie parole già chiuse, cercando a fatica di aiutarmi a forzarle, ma senza obbedire o finire mai. 




martedì 26 dicembre 2017

Ignoto


Mi impongo molta prudenza nel cercare, quando scrivo o anche quando leggo, di rievocare o di incontrare cose, situazioni già profondamente amate. Quello che ho amato davvero ha vissuto una sua quiescenza di ignoto, di qualcosa che non avrei mai previsto o saputo di amare, perché a me del tutto sconosciuto. Non mi resta altro che interessarmi a quello che non conosco e perdermici il più possibile, quando scrivo e quando leggo, anziché ricercare l'amore già provato per quello che conosco. 




domenica 24 dicembre 2017

Su Rattner, Miller e l'idea del buon insegnante


Illuminante, questo estratto di Henry Miller. In questa vigilia di Natale lo trovo pregno di quello che avverto in profondità sull'essere davvero creativi, sul perdersi in quello che si è mentre lo si fa e sull'entrare in profondo contatto con quello che già si è, e non su quello che dovrebbe essere giusto dover essere o poter diventare. 
Eccolo:

"Fu durante queste visite che ebbi modo di apprezzare alcune di quelle genuine qualità che facevano di Rattner non solo un buon pittore ma un buon insegnante. Il bello è che non insegnava affatto, non direttamente almeno. Ti dava un pezzo di carta, pennelli e colori e ti invitava a divertirti. Ogni tanto lasciava il cavalletto per dare un'occhiata a quel che facevi. Non diceva mai: – È sbagliato, – oppure: – È brutto –. Qualsiasi cosa dicesse era incoraggiante, stimolante. – Cerca di essere te stesso! – sembrava dire. Ti faceva sentire che l'importante non era ciò che facevi in quel momento, buono o cattivo che fosse, ma il fatto che stavi dipingendo. Saper dipingere era una grazia, un dono, una terapia: ecco cosa traspariva dal suo atteggiamento. Non è quello che fai tu, ma quello che ti fa lei, la pittura. Non l'espresse mai in tante parole, ma compresi che intendeva dire proprio questo. Aveva ragione, naturalmente".

Henry Miller, da "Ricordati di ricordare".

p.s.
Buon Natale





sabato 9 dicembre 2017

La poesia


La poesia non è una cosa morta, 
ma vive una vita clandestina.

Edoardo Sanguineti



venerdì 8 dicembre 2017

Contratto editoriale con la collana teatrale delle edizioni Oèdipus per la pièce "Ma è a due passi da lei".



Ieri pomeriggio ho ricevuto il contratto editoriale definitivo relativo alla pubblicazione in cartaceo dell'opera teatrale in due atti "Ma è a due passi da lei", che firmerò a breve con la realtà editoriale Oèdipus
Il contratto di pubblicazione è stato preceduto da una scheda di giudizio del gruppo dei lettori della sezione drammaturgia della stessa casa editrice.
Tutto questo mi ha reso davvero molto felice.





mercoledì 6 dicembre 2017

Credo che il tutto


Credo che il tutto, quando si tenta di presenziare con il proprio linguaggio su qualcuno dei possibili scenari ancora disponibili, si risolva su questi due fronti radicali di appartenenza, che avverto sempre più inconciliabili: aspirazione o ispirazione? 










lunedì 27 novembre 2017

Mi accorgo



Mi accorgo sempre di più di scrivere per perdermi. 
Non riesco a vedere altre ragioni.



venerdì 24 novembre 2017

"Prima del ritorno": la locandina ufficiale



giovedì 23 novembre 2017

"Prima del ritorno". Scenografia completa a poche ore dalla première


Ecco l'impianto realizzato da Cristiana Fasano per la prima di questa sera di "Prima del ritorno":







mercoledì 22 novembre 2017

Sprazzi scenografici per "Prima del ritorno". Domani la première a Roma


Dal cantiere o scatola magica della scenografa Cristiana Fasano, alcuni elementi di scena ancora in fase di preparazione, che faranno da sfondo, ma anche da anima, al monologo "Prima del ritorno", in scena domani a Roma, come opera finalista per la terza edizione del festival dei corti teatrali Artemìa.






















martedì 21 novembre 2017

La cena



Ultimi tre giorni. Per informazioni Fondazione Teatro Garibaldi




lunedì 20 novembre 2017

La Napoli dolce e vera di Rosarita


Questo scritto che condivido oggi è di Rosarita Raiola, una ragazza di soli tredici anni, che frequenta la terza media presso l'Istituto comprensivo Don Lorenzo Milani, di Torre Del Greco. Rosarita, di sua spontanea volontà, e mossa da una profonda passione per la scrittura, ha deciso di scrivere questo ritratto della sua città sulla piattaforma del progetto Repubblica@scuola, senza che nessuno le avesse assegnato questo compito. È stata una sua scelta, quella di dare voce a un momento soltanto suo, che ha sentito di far vivere e che ho sentito allo stesso modo di accogliere in questo mio spazio, come qualcosa di prezioso. 
Rosarita è un'allieva di Daniella Fariello, una professoressa molto attenta e ispirata e anche una mia splendida amica, che ha sempre dato fiducia e incoraggiato le sensibilità più spiccate dei suoi ragazzi a mettersi in gioco attraverso i sogni e i disegni delle loro parole. 
In questo scritto di Rosarita si schiude uno sguardo molto tenero e attento sulla vita di una città, con dentro la freschezza di un'armonica a bocca che si allontana nella canzone chiara della sua vita.

Semplicemente Napoli

"Avete presente due bambini che si abbracciano?

Avete presente le partite di pallone giocate per strada in cui le porte sono solo semplici pietre?
E i castelli? E la storia?
Avete presente le risate sonore?
E le canzoni popolari? I balli?
Avete presente anche il caffè? La gentilezza? L'altruismo?
Avete presente l'amicizia? 
Avete presente i vicini di casa?
Avete presente Natale, Pasqua e Carnevale?
Avete presente i ragazzini ribelli?
Avete presenti Massimo Troisi, Lucio Dalla, Pino Daniele, Totò, Eduardo De Filippo, Sofia Loren e Vittorio De Sica?
E i musei? 
Avete presente le coppiette di quattordicenni felici?
Avete presente i graffiti?
E le frasi? Il dialetto?
Avete presente le urla delle mamme?
Avete presente le piazze?
E la pizza? La pasta? La sfogliatella?
Ma poi, avete presente il sorriso tra due bambini?
E sempre parlando di loro, i pomeriggi passati ad andare sotto casa della bambina/o da cui sei attratto?
E le gite? 
Avete presente "Filumena Marturano", "Miseria e Nobiltà" e "Scugnizzi"?
E San Gennaro? E i fedeli?
Avete presente il golfo?
Avete presente le feste di piazza? E la sabbia nera? 
Avete presente una lunga linea che divide la città?
Avete presente il teatro più bello del mondo? La Reggia? 
E il babbà?
E una piazza con la statua di Dante?
Avete presente quei bambini che non hanno nulla di materiale ma hanno l'oro nel cuore? 
E avete presente Scampia? Le vele?
Avete presente le persone che ogni giorno lottano per portare il pane a casa?
Avete presente il mare, il sole e l' "ammore"?
Ecco, tutto questo è Napoli, la nostra città. 
Il nostro amore per questa città è indescrivibile. È un amore a cui noi napoletani non pensiamo, ma se solo lo facciamo, ci scendono le lacrime. Napoli si ama più di un marito o di una moglie. Il rapporto che questa bellezza ha con noi è splendido. A volte ci sono incomprensioni, ma ne usciamo sempre uniti: io, Napoli e la mia gente!
È tutto quello che abbiamo, Napoli è la nostra unica certezza, la nostra ancora, la nostra speranza. Disprezzata da tanti, amata da pochi. Ma quei pochi la amano alla follia. E sapere come si dice "A sape tutto 'o munno, ma nun sann' a veritá." 
(La conosce tutto il mondo, ma non sanno la verità.)
Quale verità? La bellezza, l'umiltà e l'amore. Perché se dici "Napoli" dici queste tre cose. 
Non so per quanto ancora i miei occhi vedranno Napoli, ma sono sicura di una cosa: sarà sempre la mia persona."

Rosarita Raiola






domenica 19 novembre 2017

Nel cuore della notte



Nel cuore della notte, ormai è già domenica, quando si rompono gli argini nel silenzio. Tutto tace, mentre tutto potrebbe accadere ed essere detto e corretto altrimenti, oltre la refezione di questo momento. Una telefonata nella notte, per esempio, che potrebbe esplodere come una fiammata nel buio e diventare una voce che stringe alla gola, dentro la sua mota di dolore e di follia; o forse il lamento di un'alcolista, di una ballerina dell'Opera che si è fatta male col vetro, di un uomo solo, che è sceso di casa perché ha finito le sigarette e ha lasciato la sua famiglia sopra, – con la televisione accesa e i bambini crollati di sonno sul divano – per non ritornare mai più. O forse solo una voce muta, che respira e che si ricorda, con tutta la gestazione del suo ministero, trafitto di sortilegi e rimpianti o dell'odore facile della pioggia, che è sfatto solo del ritratto in nero di quest'ora strana, che non passa mai.








sabato 18 novembre 2017

Novecento, al teatro Pegaso di Ostia con Fabio Gagliardi










venerdì 17 novembre 2017

Fantastic Voyage. The Exoplanets





Roma, 17 Novembre 2017

Il FotoStudio Fantastic Voyage è uno spettacolo di visioni di pianeti ancora da esplorare, suoni dallo spazio profondo, salti nell’infinitamente piccolo, sinfonie per perdersi tra le stelle. Un viaggio verso altre dimensioni condotto dal fotografo e videomaker Francesco Amorosino e dal musicista Stefano G. Falcone.
Il 17 novembre in occasione del finissage della mostra Fantastic Voyage, verrà riproposta, dopo il successo dell'inaugurazione, la performance live di video arte musicata dal vivo che dà il nome all'esposizione. Una nuova occasione per lasciarci il nostro pianeta alle spalle.

Evento: Finissage Fantastic Voyage – Un’immersione nel cosmo.

Data: 17 novembre 2017

Orario:
ore 19 Apertura mostra e aperitivo
ore 20,30 Performance live
Dove: Via Valdinievole 106, Roma

Tel.: 3333741653

Email: f.amorosino@gmail.com

Ingresso gratuito


STEFANO G. FALCONE
Nato nel 1983 in Basilicata. Vive e lavora a Roma come tecnico del suono, sound designer e musicista nel suo project studio nel quale si dedica alla ricerca e alla sperimentazione sonora. Appassionato di musica fin da piccolo, impara a suonare la chitarra da autodidatta e a 14 anni inizia a studiare la batteria, a 18 anni compra il suo primo campionatore e inizia a produrre musica elettronica.
Nel 2003 si trasferisce a Milano per espandere la sua conoscenza sul suono e si diploma al SAE Institute. Nel 2005 si trasferisce a Roma dove inizia a lavorare come sound designer e impara come applicare la tecnica del suono alle immagini lavorando come fonico di presa diretta e di post produzione in diverse società della capitale.


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FRANCESCO AMOROSINO - Fotografo professionista è il creatore de il FotoStudio, spazio per le immagini a Montesacro, dove oltre alla realizzazione di servizi fotografici, si tengono corsi, mostre ed eventi. La sua pratica artistica parte dalla fotografia per esplorarne i limiti lavorando con libri, installazioni, video e sculture. Ha esposto in diverse mostre in Europa, Asia e America e nel 2016 ha vinto il prestigioso Sony World Photography Award nella categoria Still Life. 

Day Surgery


Day surgery: reparto di oculistica di una struttura pubblica. Alle pareti dei quadretti con una Napoli lontanissima, di inizio novecento. Un uomo in pigiama con le sue due figlie che li scorreva con attenzione e che cercava di riconoscere qualche riferimento flebile con il presente. Quando una delle due ragazze riconosce sicura piazza Nazionale: il suo viso, attraversato da uno scorcio di luce e anche l'altra e suo padre, eletti parte lesa e improvvisa di una storia ancora comune, e identificandosi in quel reperto sfumato e irriconoscibile, come nell'apertura di una scatola magica. Rimasero sorridenti e incantati, tutti e tre, davanti a quel quadretto in bianco e nero, come nello scorgervi l'ombra di un loro lineamento, una sorta di piccolo destino segreto, o forse solo una carezza in quel giorno di pioggia e di lunghissime attese. Lasciando il reparto con mia madre e con quegli occhi di quelle due ragazze accanto al pigiama da ragazzo del loro padre anziano ancora dentro, mi sono commosso.












giovedì 16 novembre 2017

Tempo | Macchina, by Giuliano Tomassacci: il trailer












mercoledì 15 novembre 2017

Festival Artemia: elenco e calendario degli spettacoli selezionati






martedì 14 novembre 2017

"Ma è a due passi da lei": sintesi giudizio Lettori/drammaturgia Oèdipus


Questo il documento di sintesi ricevuto questo pomeriggio e legato alla mia opera teatrale in due atti "Ma è a due passi da lei", e dai giudizi espressi dai lettori della sezione drammaturgia della casa editrice Oèdipus, che ringrazio infinitamente per l'attenzione, la sensibilità e la precisione di queste inquadrature, insieme a Patrizia Longhi Ruffolo, che ha curato questa bellissima sintesi:


lunedì 13 novembre 2017

Nessuno è inutile


Nessuno è inutile se ha un amico. 
Se siamo amati, siamo anche indispensabili.

Robert Louis Stevenson





domenica 12 novembre 2017

Lettera a Dino


Non ti ho mai visto, se non in una foto. Una foto che ho guardato solo quando non c'eri più. Se tu ci fossi stato non ti avrei mai guardato in una foto e nemmeno dal vivo, forse. Ma questo adesso non posso dirlo. Oggi è domenica, nella strada c'è silenzio, ma ogni tanto, da una casa con le finestre aperte, una donna grida contro un figlio o contro il marito. Poi smette e ritorna la pace di te. E dentro questa alternanza di silenzi e di grida, ritorna il tuo viso, in questa domenica di novembre. Non quello della foto, ma quello della nostra amicizia, che è cominciata in questo mistero e che continua, senza finire mai. 
Non mi hanno insegnato come si fa a farsi amico uno sconosciuto, una persona che hai visto in foto soltanto quando non c'era già più, quella stessa che se poi ci fosse stata nemmeno avrei mai guardato in foto e nemmeno dal vivo, come ho già scritto. Ricordo che a tredici anni non avevo amici e mio padre, che era il mio migliore amico, passeggiava con me e cercava di aiutarmi a trovarli con le sue parole e con il suo amore. E in qualche modo in quelle passeggiate vi era la speranza di trovarli e insieme la disperazione di non averne. Adesso, con il sentirti amico, in questo tuo non esserci, si uniscono in un solo ritorno la disperazione e la speranza dei miei tredici anni, fondendosi in qualcosa di lontano, ma anche di profondamente intimo e sognante. Il pensare a quello che diresti di me, delle parole che in questo momento scrivo e quanto ti facciano sentire vivo, oltre la soglia agghiacciante del mistero con le sue distanze incolmabili che ci avvincono. E quanto rideresti o quanto ameresti la profonda nostalgia di un ragazzino mai conosciuto, che mi è diventato amico speciale solo attraverso la sua assenza. La tua assenza, di trentaquattro anni, è la nostra amicizia. Il fatto di non averti mai parlato e conosciuto, è la nostra amicizia. Di non averti mai chiesto com' è il gelato di Mennella, per esempio, o gli spaghetti a vongole con dentro il tarallo sbriciolato della mia trattoria preferita, ecco, anche quella è la nostra grande amicizia incondizionata del ritrovarci dentro questa assoluta impossibilità, così vicina a quella di voler capire o imparare l'amore. Ma tutto questo che sento, tu in qualche modo lo sentirai? Ti sentirai di avere un amico in più, oltre le patine di queste lunghe nebbie italiane, che si addensano oltre le tenebre dell'abisso? Sarà una lettera che sto scrivendo a un amico, questa, o un esercizio di respirazione, per sentirmi amato dentro un dolore così difficile, per uno sconosciuto di una terza media mai sciolta? Ma perché sconosciuto, poi? Oggi, in questa domenica, potrei incontrarti in chissà quanti istanti o piccoli frammenti illuminati che non mi aspetto e che mi dicono di me e della tua vita, come nello specchio verde e rosa di una darsena. Forse perché nel disordine di questo amore si smuove sempre qualcosa, un affare sabbioso che ti entra negli occhi e non va più via, a volte anche per giorni. Potresti diventare una cosa nell'occhio, insieme ai tuoi compagni di classe e di scuola: una cosa nell'occhio che ogni tanto ritorna e dentro quel dolore ti fa vedere meglio le cose piccole, che ti amano anche se non ci sono. Ed è per questo che ti sono amico, e che ti sarò sempre amico, nonostante o soprattutto questo nonostante così divorante, in cui, proprio non essendoci, tu profondamente ci sei, perché ci sarai sempre stato, ad aspettarmi da una delle tue prospettive notturne, dalla cima di una ruota paronamica o di una montagna, o dentro il locale dolce di Alfredo, dove c'era un gatto stranissimo che fumava sigarette. Ancora prima di tutto quello e di tutto questo e di quello che non abbiamo ancora capito, analizzato, sezionato, ma che ormai ci rappresenta, come la prima stella da una finestra rotta da una tua fiondata, o  quella costellazione di lucciole, rimediata da una tua scatola di biscotti inglesi,
questo mio ti voglio bene, che non finisce mai:

Luigi

venerdì 10 novembre 2017

La guarigione



Guariamo dalla sofferenza 
solo provandola appieno.

Marcel Proust












giovedì 9 novembre 2017

Di pomeriggio


Di pomeriggio,
pare che tutto si fermi; un po' si dilati, si incanti e si scordi. L'aria irreale di chi cerca qualcosa nelle sue tasche vuote e poi ti fissa, ma non ti guarda. L'esattezza di un palo della luce, del traffico di chi smonta da un ospedale, nella stanchezza mortale di un doposcuola, quando dalla finestra appannata vedi volare un pallone rosso dentro il Congresso di Vienna.



mercoledì 8 novembre 2017

"Prima del ritorno", selezionato alla terza edizione del festival Artemia




Il mio monologo "Prima del ritorno", interpretato dall'attore Fabio Gagliardi, è stato selezionato tra i lavori della terza edizione del festival Artemia, dedicato ai corti teatrali. Il monologo andrà in scena a Roma dal 23 al 26 novembre. Su questo blog gli aggiornamenti. Cureranno l'allestimento Fabrizio Fiore, Giuliano Tomassacci e Cristiana Fasano, con la regia di Mario Canale.



domenica 5 novembre 2017

Spesso


Spesso nello scrivere percepisco un dolore costante, acuto, come un taglio di cesoia dentro. Un dolore che surclassa l'economia a cui andrebbe destinato il mio scritto. Questo dolore è cieco, ma nello stesso tempo lungimirante e prezioso. Ma è anche qualche cosa che nessuno potrà mai sottrarmi. Forse l'unica.





sabato 4 novembre 2017

La visita





I libri di Cassola, nelle edizioni più rare e interessanti, li cerco sempre nello stesso luogo e quello stesso luogo, diverse volte, mi risponde e me ne concede uno, come una conchiglia rara da una mareggiata. È una vecchia bottega di antiquariato, situata nel centro storico, dove mi sembra sempre di scorgere un odore di pioggia tra le pagine e tra i pochi volumi dove mi addentro nella ricerca. Come mi è successo pochi pomeriggi fa, in un giorno di sole, incontrando la seconda edizione Einaudi de "La visita". 1962.










giovedì 2 novembre 2017

Undici desideri


MAURIZIO  Vorrei, vorrei, vorrei, adesso non lo so più quello che vorrei. Davvero. Peccato, però...

RICCARDO Costruire un aliante  e fondare un nuovo marchio di biciclette.

STEFANIA Diventare un’insegnante buonissima che promuove tutti e non si arrabbia mai.

RUGGIERO Conquistare un nuovo continente sommerso e la tua fiducia.

GIANPAOLO Essere il migliore attaccante del mondo e non sposarmi mai.

EDOARDO  Scriverti una poesia.

ANNALISA Tenerti solo un po’ la mano.

ALESSANDRO Diventare un magistrato.

EVA Sentirmi amata. Sempre.

FRANCESCA Dipingere di blu pervinca la mia città e scrivere mille canzoni.

ALFREDO Allevare lucciole in una scatola di biscotti inglesi, e poi guardarvi dentro la notte del cielo.







Cartolina da un morto


"Qui la fine della primavera e la fine dell'inverno sono più o meno la stessa cosa. Il segnale sono le prime rose. Ne ho visto una mentre mi portavano nell'ambulanza. Ho chiuso gli occhi pensando a questa rosa mentre davanti l'autista e l'infermiera parlavano di un ristorante nuovo dove ti fanno abbuffare e si spende pochissimo".

Franco Arminio. Cartoline dai morti.






mercoledì 1 novembre 2017

Una vita senza libri



Una vita senza libri è una vita di sete.

Stephen King



La semplicità


Nell'esser semplici, nel vero buio di ogni attimo profondo, non sempre si acquisisce un linguaggio adeguato, che rifletta e che tacqua la dovuta limpidezza di quei momenti. Dovendo sentire la profondità della vita nella sua semplicità, non è detto che questo sentirla semplice corrisponda, scrivendovi dentro, a qualcosa del tipo: "Domani, se facesse freddo, quel freddo che davvero vorrei, scenderei per comperare del vino novello e anche una conserva di mele cotogne". Avverto in questo tratto di cronaca immediato, da taccuino fresco di viaggiatore, che percorre un tratto di strada dalla sua abitazione al primo Carrefour di zona, la bellezza ma anche la veggenza di alcune beatitudini e care profondità. Ma il linguaggio che mi assedia spesso recepisce dell'altro. Non sempre la semplicità del mio animo potrà esprimersi con quei tratti limpidi da taccuino, con quella freschezza o quella rassicurante linearità di un quaderno elementare. Forse per il timore di non farcela a completare il suo compito, la sua strana missione del comunicare a tutti i costi la tempesta della vita nel mistero delle parole. Quella di tacere quella cronaca ordinaria, rifinita, attraverso il diktat di un'identità parallela, che in un viaggio più oscuro ne attraversi e ne celebri un senso, forse.



lunedì 30 ottobre 2017

Il rondone


Il rondone raccolto sul marciapiede
aveva le ali ingrommate di catrame,
non poteva volare.
Gina che lo curò sciolse quei grumi
con batuffoli d'olio e di profumi,
gli pettinò le penne, lo nascose
in un cestino appena sufficiente
a farlo respirare.
Lui la guardava quasi riconoscente
da un occhio solo. L'altro non si apriva.
Poi gradì mezza foglia di lattuga
e due chicchi di riso. Dormì a lungo.
Il giorno dopo all'alba riprese il volo
senza salutare.
Lo vide la cameriera del piano di sopra.
Che fretta aveva fu il commento. E dire
che l'abbiamo salvato dai gatti. Ma ora forse
potrà cavarsela.

Eugenio Montale












domenica 29 ottobre 2017

Verso novembre


L'arrivo di un mese come novembre è già un presente. Si annuncia con il fumo dei suoi passi, lo smorzarsi delle luci, una fiacchezza di sguardo. Nel suo annunciarsi si firma e si conferma la sua anamnesi. Pagina prima del suo fioco, come l'arbitro muto di un addio.




sabato 28 ottobre 2017

Rileggendo Arminio




Qualche passo, per me bellissimo, dal suo "Zibaldone":

Ieri ho chiesto l'ora a uno che stava passeggiando con me. Il compagno di passeggio ha visto l'orologio e ha continuato il discorso che stava facendo senza dire l'ora.

Io appartengo solo al mio paese. Sono un dente dentro la bocca del cavallo, un mattone dentro un muro. Sono il vento che mi agita la testa, che rompe i minuti in cui cammino.

Se uno abita qui e se ci sta con gli occhi aperti, è costretto a sentirsi invaso da un dolore, oppure invade il luogo col suo dolore.

La paesologia ha due fili: uno di pietas e l'altro di necrofilia.

Franco Arminio. Estratti da "Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia".