lunedì 28 ottobre 2013

Candidature Casting "Giorno di compleanno": elenco attrici idonee




CHIARA MANCUSO

VALERIA NARDELLA

SARAH COLLU

ALESSANDRA SERRA

NICOLE PETRELLI

FRANCESCA FERRAZZO

GIOIA MONTANARI

LAURA LOCATELLI

CLAUDIA MIRINO

MARIA GORINI

BEATRICE BASSOLI

SARAH VECCHIETTI

SABRINA SCUCCIMARRA

ANGELA CIABURRI

CHIARA MASSA

STELLA FICO

JESSICA FAVILLI

ELENA FONGA

DANIELA DE VITA

LAURE FRANCHET D'ESPEREY

FRANCESCA ANTONUCCI

GAIA PICCIOLINI

IRIS BASILICATA

ELENA RAMOGNINO

CRISTINA TOCCAFONDI

EMANUELA TROVATO

ANNARITA COLUCCI

VITTORIA ORLANDO

GIULIA MALOSSINI

STEFANIA MONACO

EMANUELA CARUSO

CAMILLA DE BARTOLOMEO

GABRIELLA PETTI

FRANCESCA DELLA RAGIONE

ARIANNA ANCARANI

MARTINA PALMITESTA

RAFFAELLA ANZALONE

MARIANNA CHIAROMONTE

GIADA COLONNA

STEFANIA CAPECE

MARTINA MONTINI

DILETTA ACQUAVIVA

ELEONORA BOLLA

ELISA ARMELLINO

LUCREZIA MARZIALE

EMANUELA CICHELLA

ELENA STABILE

FRANCESCA ACCARDI

martedì 22 ottobre 2013

Miller e una strana locuzione



Non diciamo forse: "Vai a farti fottere!" Una strana locuzione.
Come se fosse possibile farsi fottere senza al contempo fottere qualcuno. Perfino in questo basilare regno di comunione, predomina la nozione che la scopata sia una cosa che si prende, non che si dà.

Henry Miller

lunedì 21 ottobre 2013

Casting "Giorno di compleanno"


Per il cortometraggio "Giorno di compleanno" cerchiamo:


- 1 attrice età scenica 20/30 
- 1 attore di età scenica 25/30
- 1 attrice di età scenica 25/35
- 1 attrice di età scenica 35/45


Il corto sarà girato in una unica giornata di shooting in location in corso di definizione (zona Lazio). Il lavoro verrà presentato a festival italiani ed internazionali. La prestazione verrà retribuita.


Inviare curriculum e show-reel al seguente indirizzo: info@noctefilm.com
Coloro che saranno ritenuti idonei verrano ricontattati per il provino su parte.



Grazie per l'attenzione,

Lo staff di NocteFilm

sabato 19 ottobre 2013

Rosso Paprika

Paprika Project from Studio RAY on Vimeo.

venerdì 18 ottobre 2013

In ricordo di questi giorni




Quest'estate ho acquistato un romanzo usato di Erica Jong, con un titolo estratto da una meravigliosa poesia di Neruda: "Malinconia nelle famiglie". Si tratta di "Paracadute e baci", questo il frammento utilizzato, due parole, che nell'originale sono interrotte solo da una virgola: paracadute, baci.
Ma non è solo questo. Un libro usato nasconde sempre un grande segreto, un mistero o una piccola spina dolorosa. Mi sono accorto solo ieri della dedica in corsivo, trascinata in una grafia semplice e poco attraente, semmai di una persona molto giovane, in un lontano Natale del 1985, in ricordo di un periodo passato insieme a qualcuno, a un gruppo di amici, a una persona molto amata o già perduta: "In ricordo di questi giorni"; e più avanti, dei segni a matita che battono il testo come scarponcini nella neve e allora ritorna anche la corteccia profumata di Neruda, la sua apertura fumante, che la scrittrice ha stoccato come uno stiletto:

Io so che ci sono immense distese nascoste,
quarzo in pezzi,
fango,
acque azzurre per una battaglia,
tanto silenzio, tanti
filoni di regressi e canfora,
cose cadute, medaglioni, tenerezze,
paracadute, baci.

Non sarà un caso questo rincorrersi di segnali luminosi e linee d'ombra. Un libro profuma e ancora consola e addolora del dolore e del sogno di chi lo ha attraversato. Leggendo un regalo di un libro attraversato da altri occhi prima dei miei, un Natale di ventotto anni fa, ripercorro altri sentieri e altri segni e altri regali, fino ad arrivare a Flaubert, proprio oggi pomeriggio, quando dice: "Non si sceglie la materia della propria scrittura, ci si sottomette a essa".
Amen, scrive la Jong, dopo la citazione.
È tutto?
Sarà così, immagino.

mercoledì 9 ottobre 2013

Considerazioni corsare su "Fatti corsari"


Ho incontrato Stefano Petti e Alberto Testone quest'estate, a Roma, in occasione di un mio lavoro al quale hanno preso entrambi parte. Avevo già visto e approfondito "Fatti corsari", questo documento splendidamente tenace e coraggioso, frutto di una loro riuscita e ispirata collaborazione; eppure avvertivo che quel lavoro continuava a brillare dentro gli occhi di entrambi,  a rimanere vivo durante ogni istante del nostro incontro, come un profumo di mosto, una cicatrice da vecchio rasoio.
La sensazione di sentire ancora percettibile la loro opera legata alla loro persona, è stata molto forte, fin dai primi momenti di contatto. Il personaggio – persona di Alberto Testone, così come la direzione e la filosofia fotografica di Stefano Petti, si sono accorpati in una dimensione altra, molto intima e nutriente, dove avevo la sensazione di stringere la mano al sentimento e alla magia di un film attraverso le loro personalità e non solo a due artisti che quel film lo avevano soltanto fatto. Alberto e Stefano quel mattino erano il film "Fatti corsari". Chi davvero fa e sente il (bi)sogno di un film, lo diventa, in qualunque caso e senza speranza, come si soccombe e ci si perde nella scia stregante di un grande amore.
L'artista, in questo tempo, l'artista autentico che osa e che rimane impiantato dentro la polvere  del suo viaggio, è contagiato per sempre dalla colpa e dalla maledizione del suo sogno, che è anche la sua unica malattia. Questo meraviglioso contagio, in cui la finzione e la realtà si compenetrano e si dissolvono l'una nell'altra, è una prova tangibile dell'efficacia e dell'intensità di una direzione stilistica, di un proprio particolare sonoro di rivincita. Un passaporto sicuro e felicemente clandestino per fronteggiare l'indifferenza e la dimenticanza di quest'epoca ottusa e muta, ma protetta, incoraggiata e preservata dalle stesse tenebre dei suoi vuoti e del suo totale disfacimento.
"Fatti corsari" a mio parere, è un'operazione moderna e generosa, quanto potente e balsamica. Una ventata di aria aperta e selvatica, forse anche un antidoto contro il paesaggio tombale di prodotti commerciabili e defecabili in giornata, da consumare come un coito velenoso con una sconosciuta, e poi da rottamare, per consumarne subito altri, così come lo stesso Pasolini aveva profetizzato, in tempi apparentemente non sospetti.
"Fatti corsari" mi risuona oggi come un'operazione controcorrente, ampia e non circoscritta a un solo parametro. Sentita, patita e non solo pensata o pesata per un effetto o una trovata che funzioni da meditazione nostalgica su di un poeta e un intellettuale geniale, quanto controverso e discusso. La rivisitazione della figura, ma anche e soprattutto del contesto e dell'humus di Pasolini, è invece parte di un percorso molto più ampio, che a mio parere esplora, partendo da quelle linee fondamentali, diversi altri aspetti poco comuni e convenzionali: un'analisi di un territorio ancora sacro e archetipico, più che di un poeta, o forse delle sensibilità e dei bagliori di un luogo materno e tragico, che ha ispirato e ingoiato come uno squalo un poeta, ma che palpita ancora delle sue ombre rosse, come nel campo lunghissimo e sfocato di un vecchio western, dopo un massacro di pellerossa... 
La somiglianza del protagonista con Pasolini è sapientemente viziata da un senso doloroso e magico di perdita, di maledizione malinconica e ansiosa, che fuma, in diverse inquadrature su Alberto, come dalle fauci di un ultimo drago. Il viso di Alberto è una pagina infinita di misteri e divinazioni, che ha scolpiti insieme il disincanto e la delicatezza feerica di un altro grande sogno, ugualmente alto e tragico, quanto quello di Pier Paolo. 
Forse la pagina di quel viso è rappresa della luce di Roma, credo tra le più belle luci del mondo, quella stessa che mi ha fatto prendere il treno, lo stesso giorno del mio incontro con Stefano e con Alberto, con qualcosa dentro in più e di mai stato. 
La stessa luce che Stefano Petti ha lasciato scorrere in uno degli affreschi documentaristici e cinematografici più voraci, raffinati e ispirati di questi ultimi anni.



martedì 8 ottobre 2013

Straordinarietà e malinconia infinita

Questa sera, sulla scala mobile della metropolitana, una ragazza a Napoli, che mi stava qualche gradino davanti, mi impediva di proseguire perché stava provando a testa bassa un passo di danza molto leggero, con le caviglie, i polpacci, le ginocchia, occupando, con le luci di una sola gamba, dal lato destro dove era posizionata, il lato sinistro che stavo appena per impegnare.
Strano, se lì fuori c'è solo la scuola di scherma.
Rallentavo e mi fermavo, come se non ci fosse più fretta, forse per non interrompere il suo piccolo numero di magia. 
Quando alzava la testa e si accorgeva di me, la ragazza o ballerina clandestina mi sorrideva arrossendo  di una malinconia straordinaria e infinita; facendomi spazio.
Così.

sabato 5 ottobre 2013

Hamlet


martedì 1 ottobre 2013

Gehen (A Thomas Bernhard's perspective)