"Se raccontare è indice di generosità come in questo romanzo sembra si lasci intendere, allora Marìas è un generoso. Tutta la storia ruota intorno al concetto di verità, la verità di ciascuno di noi in relazione a ciò che sperimentiamo col nostro agire o non agire, col nostro aprirci agli altri oppure no anche a prescindere dalla nostra stessa consapevolezza, col vivere quotidiano insomma, finisce per non esistere, perché non è mai la stessa. In questo romanzo, a mio avviso più che degno di questo nome, passa il messaggio che tutto ciò che succede, anche se mentre accade sembra essere "neutro", rivisto alla luce di un naturale accadimento (che tendiamo ad occultare, a allontanare perché culturalmente sentito come imbarazzante, umiliante, angoscioso e quant'altro...) quale è la morte, può assumere connotati di colpevolezza, di crudeltà, di ignominia assolutamente impensabili in sua assenza. Sembra che i fatti vengano a illuminarsi di una luce criminosa per effetto della morte, la verità diventa addirittura parziale e definitiva, senza possibilità di essere più smentita o rettificata. Ed ecco che nasce l'esigenza di raccontare, argomentare, giustificare per convincere gli altri e convincerci, a nostra volta, della neutralità dei nostri comportamenti nel momento che venivano compiuti. La morte parcellizza la realtà, il racconto è più completo e assolve perché persuade, convince e porta l'interlocutore dalla parte di chi racconta , apre a possibilità prima ignorate e pensate inesistenti, proprio il contrario del silenzio e della morte stessa. L'autore è bravissimo nel raccontare, molto interessante è l'analisi paricolareggiata che fa della psicologia femminile vista dal punto di vista maschile. Ha un linguaggio tutt'altro che banale ma mai pesante o macchinoso, bellissimi sono i suoi flashback continui e inquietanti al tempo stesso, bello è l'utilizzo di immagini ( la nuca, le scarpe, il cadere in ginocchio, le mani che stringono o fanno altro ) che si sovrappongono e si ripetono nel corso del romanzo anche se in contesti diversi; sembra che i fatti e i personaggi che li mettono in atto siano dei prismi, che a seconda della luce possono rimandarci una faccia o l'altra, o addirittura più facce tutte insieme. Originalissima la trovata di chiamare ad un certo punto il protagonista, che è un negro ( in senso letterario ), un nessuno di un nessuno a sua volta, proprio Javier. Questo la dice lunga sulla sottile ironia e il senso di divertimento che permea la storia ( vita e letteratura come facce di una stessa medaglia, credo ci siano riferimenti fortemente autobiografici a riguardo ) e sulla capacità d'incantare e sedurre fino all'ultima parola del suo autore. Assolutamente da leggere!"
Rosanna Palmieri.
Ho scelto questa recensione di Rosanna Palmieri, perché credo che rispecchi con grande acume i contenuti e i tratti essenziali del romanzo, insieme alle sue particolari e intricate atmosfere; e possa anche essere di grande utilità sia per chi lo abbia già letto, che per chi abbia la curiosità di farlo e vorrebbe sentirne almeno il profumo.
1 commenti:
Grazie;-)
R.P.
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