martedì 3 maggio 2011

Post dopo un temporale

Ha smesso da poco il temporale. Pensando: che i peggiori momenti di sconforto hanno sempre una radice molto nebbiosa che li complica. Non sono chiari. È quella la loro parte più complessa e affilata, quando sono nel pieno della stretta e non lasciano spazio sufficiente per un'inquadratura pulita del problema. La loro natura risulta confusa e illusoria. Le cause a volte sembrano inconsistenti, ma sono associate a tante altre piccole accidentali dinamiche e frizioni, che messe insieme provocano l'uragano.
Il dramma è che molto spesso è quella stessa natura confusa e illusoria che contraddistingue anche quegli stati d'animo opposti,  quelli associati con i momenti  migliori, ma con la differenza che questi momenti più radiosi e positivi, lasciano molto meno spazio a riflessioni e introspezioni, pur essendo, in diversi casi, ugualmente illusori e privi di una radice chiara e pulita da analizzare. Sono contento se i personaggi di una certa storia vivano con me o con qualsiasi scrittore questi contrasti, o quanto meno il profumo incerto del primo piovasco sulla campagna notturna. Penso che sia molto importante introdurre, anche in situazioni irreali, moventi concreti di vissuti illusori ma personali, da sciogliere e articolare dentro un certo impianto narrativo. Lasciarli scorrere e vedere poi che cosa succede. Dove arrivano. Lo trovo vitale. E a volte lo cerco e lo annuso, nei personaggi delle storie che leggo e che amo, come piccoli segnali cifrati di una certa idea complessa della vita e dei suoi dolorosi ostacoli e temporali da superare.

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