C'è un'immagine di Guido Ceronetti, assolutamente nitida e notturna. Un'immagine nuda e velata. L'ho riletta poco prima di spegnere, o meglio: di accendere qualche libro notturno, nel buio, prima di addormentarmi, e mi si è ricomposta davanti, come una tela calda e antica in acrilico. Il Ceronetti de L'occhiale malinconico, è più che mai vivo e preciso, nella sua disquisizione sull'oscuro in poesia, suo rammarico e insieme – penso –sua lanterna da saggio e fascinoso viandante. La sua sferzata è netta, essenziale. Cade proprio bene in quest'ora tombale della Domenica, che promette pioggia:
"Quando mi metto, costretta ogni altra cosa alla calma, a comporre versi, sento di chiudere veramente la porta alla canaglia e ai rumori, ai cattivi spiriti, alle cose bastarde e alle impurità, e di aprirne un'altra su una pulita notte che il coltello della storia umana non ha ferito".
Guido Ceronetti da Poesia chiara poesia oscura.
Concludo ritornando al titolo del mio post, come prospettiva, o possibilità all'incanto e al raccoglimento dello scrivano puro, che cerchi un anello prezioso o la coda di uno squalo bianco, con il dito asciutto nell'acqua. La costrizione delle cose alla calma. La direzione di pace, istigata, costretta, è una meravigliosa possibilità, nel pugno di qualsiasi uomo che sappia ancora ascoltare e consentirsi la rarità di un ritrovo nel silenzio.
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