martedì 24 maggio 2011

Hugo: raffica malinconica d'oceano

È Miller che parla di Hugo come del Dio francese, e io mi immergo  nell'oceano Hugo, per assaggiare stanotte le sue raffiche malinconiche e tragiche, a conferma di questa acuta e agghiacciante classificazione, moderna e imponente. Assoluta, alla quale Miller aggiunge: Lo scrittore degli adolescenti...agghiacciandomi il doppio, come suo solito, come farebbe un trafugatore di salme davanti a una comitiva di giovani ragazze che rientra, gioiosa.
Nel capitolo XI Deridere, dominare (Parte III, libro primo), Hugo esplode in una celebrazione della sua Parigi, attraverso una rivisitazione spasdomica e perfetta, di date, eventi, personaggi. Parte con entusiasmo e fervore, dalla notte calda del 4 agosto ( non specifica l'anno, ma la distruzione in poche ore di mille anni di feudalesimo riconducendo i più attenti a non avere dubbi sulla notte del 1789  sul voto ispirato dell'Assemblea Nazionale Costituente per l'abolizione delle immunità fiscali, e privilegi di clero e nobiltà. Momento importante di svolta, verso un nuovo regime e un nuovo clima). Ma quello sarà solo un piccolo rintocco di pendolo. Hugo si accende, della stessa gioia di cui accennava parlando del temperamento gioviale, della smorfia e dell'ironia della grande e superba Parigi, che riempirebbe di luce Washington, Kosciusko, Bolivar, Botzaris, Riego, Bem, Manin, Lopez, John Brown, Garibaldi, e adesso rincalza con date in sequenza 
Boston 1799: Articoli di Confederazione – è chiaro che lo scrittore metterà in luce il magnetismo del Trattato di Parigi per le sorti degli Stati Uniti, anche se ancora in una fase embrionale di assetto.
Isola di Leon 1820.
Pest 1848.
La battaglia di Palermo, del 1860: credo che si trattasse di un gruppo di mazziniani e liberali che esplodevano contro i borboni e tambureggiavano a Garibaldi i loro intenti, e ancora sul traghetto di Harper' s Ferry, poi i patrioti di Ancona e ancora nomi su nomi: lontani, non tutti così controllabili. Dagli eventi ai personaggi che si muovono e cadono: Robespierre, Byron, Mazet, fino ai pensatori più fini: Pascal, Descartes, Gian Giacomo Voltaire, scrittori come Régnier, Corneille e ancora Montesquieu, Diderot, Beumarchais, Condorcet, Danton, Rousseau. Per arrivare all'osare. Come unico prezzo del progresso, come dentatura lucente della nazione e del suo spirito rivoluzionario e grande arcata verso la Libertà.
Tutto questo, concentrato con grande abilità in un piccolo capitolo di un grande romanzo, quale rimane e sempre rimarrà I Miserabili, in questa spaventosa raffica di oceano. Che risveglia e spaventa dal sonno pieno della storia, come l'artiglio del gheppio o una sirena che spacca una vetrata di cattedrale.
Ma il suo intervento, così come tanti altri che si succedono a ondate improvvise, non ha mai l'aspetto tagliente e nozionistico, ma nasce sempre da un atteggiamento naturale di passione per lo sfondo, dal quale deve ricavare tutta la possibile profondità indagatoria per il suo affresco. Un volo altissimo di uccello, nello splendore della grande malinconia di Parigi.

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