martedì 11 dicembre 2012

Circa un'ora fa

Nel materiale su cui ho lavorato per diverso tempo, quello ripreso e poi lasciato ma poi ancora ripreso, spesso affiorano delle risacche, una serie di flussi che lo rendono del tutto diverso da come immaginavo. Circa un'ora fa ho concluso una fase di una revisione di un testo lungo dove mi sono accorto che è tutto diverso. La sensazione di smarrimento mi porta a dire; diverso rispetto a quello che immaginavo, ma che cosa immaginavo, e quanto era vicina a me quella persona che immaginava? Esiste sempre un parametro di confronto quando qualcosa ti lascia insoddisfatto: il testo X non funziona ancora come invece funzionava e funziona il testo Y. Ma a questo punto sono curioso di controllare il testo Y, quello del parametro di riferimento, e mi accorgo che è ancora più deludente dell'altro, immaginato inferiore al suo confronto, ma allora non è così, ma che cosa diavolo mi succede? 
Allora mi dico: quando decido di distruggere o di tenere qualcosa, devo stare attento a non farlo solo per un impulso, è probabile che stasera i testi sono a posto, ed è il mio occhio che annuncia pioggia, su qualsiasi litorale si posi. È possibile che le cose diventino uguali quando sei giù, diventino tempestose, grigie, senza luci, solo perché è il tuo occhiale appannato, o la stanchezza, un pensiero, qualcosa che ti tira a fondo e che non sai cos'è, che ti fa sentire brutte e inefficaci anche le cose che non lo sono.
È possibile che dopo qualche ora, o anche domattina, i testi avranno un sapore del tutto diverso, sia l'uno che l'altro. Un'altra luce e prospettiva Adesso potrebbe avvenire perché diverso e meno uggioso sarà il mio sguardo, e a quel punto sarei al punto di partenza, o perché è passata la nebbia e li vedo nel loro reale assetto, sarò meno stanco, sto scrivendo con gli occhi pesanti, non vedo nemmeno le lettere (quando scrivo non so mai quello che scrivo. Non penso mai a quello che scrivo, adesso non so quello che tra un secondo scriverò, avviene sempre così, adesso che l'ho scritto l'ho scoperto, ma non è una cosa che mi pare di aver pensato, nemmeno quando la scrivevo e nemmeno dopo, non sembra pensata dalla mia testa, ma manovrata o combinata dalle mie dita, come un fidanzamento di interesse con una presenza sconosciuta che non è nel mio pensiero, forse sta scivolando dalla manica lunga di questo pullover che mi nasconde le mani, o forse dall'acqua con cui dal piano di sopra annaffiano le piante). 
Ma un testo ha davvero una sua verità? Una sua dimensione autonoma dal relativismo del mio sguardo, dalla mia vita che cambia o anche da quella degli altri che forse un giorno, in qualche modo lo incontreranno? E cosa penseranno di questo testo se avranno la mia stessa sensazione di adesso, un sensazione di raccapriccio, ma come diavolo ho potuto portare avanti una struttura del genere, senza un nesso di pensiero, di logica, di ordine, ma è pazzesco, qualcosa di illeggibile, e intanto, dall'altra parte, anche un altro sguardo potrebbe pensare lo stesso, perché no, e dire: come si fa a pubblicare certe cose così...non so dirlo, insignificanti, ma io direi peggio, devastanti, devastanti per chi abbia la forza e il coraggio di dedicarsi a questa lettura, è davvero un supplizio. 
Che fine avrà fatto tutto quello che avevo sentito a pagina 12, quando lo scrivevo, per esempio,  che mi aveva così preso ed emozionato quando lo scrivevo, e in quel giorno non pensavo ad altro, scendevo in strada, guardavo delle persone negli occhi e immaginavo che diventassero lettori di quella pagina 12 e che rimanessero rapiti come me, quando ho scritto quella fogna della pagina numero 12, adesso ho il manoscritto davanti a me prendo quel punto di pagina 12, lo leggo, poi attendo, chiudendo gli occhi, sono curioso del suo effetto, ecco, adesso che cosa succede, ma queste parole sono mute, non suonano, allora non sono io, non sarà la mia stanchezza, adesso quest'altro testo, questo è più recente, a pagina 8, vediamo, vediamo, vediamo, ancora niente, davvero ci sarebbe da buttare via tutto, è molto probabile che qualcosa del genere possa avvenire. Sarebbe molto interessante farsi leggere da un animale, da un animale selvatico, lì avrei delle informazioni preziose, perché in questo momento mi sento un gatto finito dentro il motore di un auto, che per cercare calore sta rischiando la pelle: qualcuno è entrato nell'auto, credo che tra poco inserirà la chiave nel cruscotto, diamine ma dove si trova l'uscita, credo di essere incastrato in un vano motore che sta per accendersi, adesso lancio un grido.
Tutto questo mi è avvenuto giusto stasera, potrebbe avvenirmi ogni sera, potrei incontrare solo sensazioni di questo genere rileggendo del materiale su cui ho lavorato per diverso tempo. Potrei continuare a scrivere illudendomi di stare su di un binario, poi ritrovarmi in un altro luogo. Non  capisco come fanno tutti quegli scrittori a essere così radiosi, la scrittura è la mia vita, amo la scrittura, l'amore, l'amore lo si dedichi agli esseri umani, questa è merda secca, a mio parere, non è possibile usare degli aggettivi in questo modo, sono terrorizzato. Una maledizione. Ma perché ci casco ogni volta poi? Questo manoscritto credo che non abbia forma, è del tutto asessuato, non ha nemmeno una buona voce, ci vorrebbe un intervento radicale, profondo, e continua così l'accanimento nelle mie ombre, il conflitto: un conflitto di inadeguatezza, in questa fase in cui mi accorgo di non saper scrivere, di non essere capace, stasera, adesso sto scrivendo per non distruggere quel testo, quanti altri testi saranno destinati a crearmi tanta angoscia, ma chi me lo fa fare. Una serata che si potrebbe riempire di tanto altro, io la mortifico e la carcero di parole, venute male. Ma perché...
eppure, in tutto questo apparato caotico e nauseabondo, vi sarà forse un solo minuto, o nemmeno, una manciata di secondi, in cui sentirai che non è così nera come credevi, e allora, sì, insomma questo forse si può recuperare, potrei cercare di considerare questo un nuovo inizio, ma sì, proviamoci, potremmo effettuare altri innesti successivi, e così riprendo, come se non fosse accaduto niente, e forse, in fondo in fondo, la ricchezza di questa esperienza, non è legata a quello che rimane scritto di buono, di meno buono, di molto buono, di cattivo, di pessimo, ma a tutta questa complessa trattazione e frequentazione con una parte di me così mortificante, devastata da un senso pietoso di inadeguatezza a quello che vive e che sente, inadeguatezza agli strumenti basilari per esprimerlo: una persona severa e insieme delicata, premurosa, affilata, in diversi casi lunatica, imprevedibile, ma che non ritornerà più, e che non avrei mai incontrato se comunque non avessi provato. Tentare per incontrarsi e poi per perdersi. Lo scrivevo e lo dicevo a un'amica, il mio scrivere è il mio perdermi, se tutto questo non avvenisse, non avrebbe più senso. 
Ogni parola della mia vita è una prova, un salto nel buio. Non ho garanzie, ma mantengo vivo questo rapporto con i miei sensi e con le mie ombre, che continueranno a tradirmi e a stordirmi, ma che mi faranno sentire vivo e forse amato, da questo stesso buio caotico, da questa perdita di pace.
Nonostante tutto, sarà l'unica certezza e l'unico senso indefinito, e solo per questo compiuto.

2 commenti:

rosaturca ha detto...

13 dicembre 2012.
Il gatto intrappolato nel vano di un motore che sta per accendersi è un'immagine sufficientemente raccapricciante e angosciosa. Ma è soltanto la figura di una trappola fra tante in cui sempre ci si imbatte quando si è scelta l'intimità incandescente della lingua -secondo Walter Benjamin, ultimo retaggio delle più antiche forme di magia, supremo stadio del (nostro) comportamento mimetico animale. Perciò il grido che chiede una lettura di animale selvatico, sì, ci sta.
La dedizione "amorevole" con la quale qualcuno accede al sacrificio, al tormento di rinchiudersi nel vano oscuro della risonanza del senso -delle cose, del vivere, di se stessi? è un mistero fra tanti della creatura umana. Lo stesso che per un attimo permette di confondere l'acqua che scivola dal piano di sopra, mentre qualcuno innaffia le sue piante, con le note della musica che scivolano da un pianoforte -ritrovato, salvato da chissà quale memoria di quale altra esistenza, oppure sogno d'esistere.
Buona giornata di luce di brace, nel giorno di santa Lucia.

rosaturca

luigi ha detto...

Grazie!
Bella questa lettura della trappola e della dedizione o della trappola-dedizione. La tua visione è sempre molto ampia e limpida. Questione di sguardo, di intensità.
l.s.