sabato 8 dicembre 2012

A Bologna aspettiamo la neve...credo che uscirò a fare una passeggiata.



Con queste parole una scrittrice e poetessa dal nome Swann, conclude una mail e un suo pensiero creativo o di risonanza dopo aver letto gli 85 monologhi cluster. Sono rimasto così colpito da questa strana aria di neve, che una storia può consentire, a questi affluenti delicati e misteriosi, che si irradiano e si innescano in un certo percorso creativo. 
È per questo che inserirò il corpo del suo primo passo in questa dimensione nel post di oggi, doppiando un altro post gemello, che ho inserito nel blog "Il chiodo nella lampadina project" intitolandolo "Teo dalla parte di Swann".
Allora grazie a Swann. Tocca a te
La tua strada comincia così:

“Incredibile quanta potenza possa catalizzare il suono di un nome proprio intorno a sé. Così il tuo Teo, ha aperto quello che io chiamo il sonno della parola all’incanto, levando la voce del mio vagare intorno al tuo Cluster. 
 Quando lessi per la prima volta il tuo scritto, buttai giù di colpo un paio di pagine in freewriting, quasi con gli occhi chiusi, davvero senza sapere quello di cui scrivevo. Succede sempre così quando una storia ha richiami sufficienti per provocare di lei nuovi racconti possibili. Come succede in questo caso per me, che pure ho una vocazione ad ascoltare, a lasciarmi “contagiare”. Ma ciò non mi mette al riparo da una profonda vergogna quando rileggo, e mi dico —ma che diritto ho io di abitare così le storie degli altri! Perciò infine avevo richiuso nel buio del freewriting l’esperimento. 
 Stamattina mi svegliavo con la voce di lei nelle mie orecchie, mentre gli legge una lettera senza parole che ha scritto per lui —lui, come si chiama lui, ha un nome al quale possa rivolgersi, un nome in cui lei possa rievocare tutto di lui? Mi pareva di ricordare che nel racconto non si pronunciassero nomi propri, producendo così l’effetto di un anonimato che, per me, è il luogo eletto da tutti quelli che si amano nei libri come nella realtà. Ecco il perché della domanda che ti lanciavo stamattina da Twitter. Il nome di Teo ha portato alla luce sui miei fogli le parole che lei avrebbe voluto scrivergli. Bene. A questo punto, forse, dispongo di un incipit e di un corpo accennato – forse sognato. Condividere con te questi passaggi intermedi del lavoro che potrebbe, chissà, vedere la luce mi dà un entusiasmo irresistibile. Spero che hai la pazienza di accogliere queste mie incursioni. A Bologna aspettiamo la neve. Di giorno risplende un sole gelido, di luce adamantina. Credo che uscirò a fare una passeggiata. 

 Swann

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