martedì 18 dicembre 2012

La bellezza e le parole

Non potrò prevedere mai la bellezza di quello che scrivo, quello che potrebbe rimanere di bello, o anche solo di accettabile, non sarà mai nelle mie possibilità. L'ho imparato in una sola notte che è impossibile. In una come queste:
se adesso mi impegnassi per scrivere qualcosa che riscaldi il cuore, se concentrassi ogni mia parte in modo che questo grande rettangolo bianco, che sto sporcando di sterco, lasci qualcosa, anche adesso, potrei essere dentro questo sforzo, come un platano affondato con le sue radici in un tentativo di bellezza di efficacia, di comunicativa. Perché non succede niente? Per favore, è tardi, non sento nessuno. Possibile che non ci sia nessuno che possa venirmi incontro! Vedo appena una luce, una luce violetta che trema, alla finestra, ma lì c'è qualcuno che ha avuto un grande dolore, sì, adesso lo ricordo. Vedo le ombre dei suoi ricordi, ancora il suo passo agitato d'insonnia, e io che sono in questa strada deserta e bagnata, in cerca della mia bellezza di scrittura e scorgo il suo profilo pensoso, così lontano, credo che stia pensando a un figlio, a un figlio perduto o morto nel sonno. 
Avverto qualcuno che non ha momenti per ascoltarmi ed aiutarmi a trovare la bellezza nelle parole. Per chi ha il dolore spesso non c'è tempo per la bellezza, ma chiunque tu sia, anche se non mi hai mai visto e io sono certo che non mi scorgerai, sappi che io non potevo prevedere quanto fosse nero questo tuo momento. Non potevo immaginarlo, ero troppo preso dalla mia ricerca, adesso quella luce si è spenta, ritorna il mio demone di cantare, di concentrare ogni mia parte, per favore, qualcuno mi aiuti a scrivere bene, a scrivere meglio di chi scrive bene, a scrivere meglio e ancora meglio di chi scrive o descrive la bellezza, non posso sopportare che questa notte finisca e le mie dita non abbiano creato bellezza nelle parole, ma adesso un'altra finestra, una luce molto più chiara, un turchese  che tremola, come di festoni, sento fischiare, una finestra aperta, non ci sono ombre, ma ci sono visi ariosi e felici, sento anche voci di bambini che riscaldano le ginocchia degli anziani, e anziani che riscaldano le guance rosse di bambini crollati di sonno e che si perdono il divertimento così tanto atteso dal pomeriggio. 
Mi avvicino, sarebbe opportuno chiedere di salire, e spostare lo spasmo di questo post nella sala dove sono riuniti, chiedere se qualcuno di loro può liberarmi in qualche modo da questo grande ostacolo, del non sapere creare bellezza con le mie parole. Il portone è socchiuso, le scale ventilano in una lucina giallastra, un gatto rosso mi schizza davanti, faccio un balzo, la scala è a chiocciola, salgo, senza affrettare, gustandomi l'arrivo in crescendo delle voci, riesco a sentire il batticuore dei fidanzati, il frusciare dei primi baci, il profumo di una torta, di una sigaretta, anche la porta è socchiusa, entro e scorgo visi e figure felici, che approntano gioia e tepore nei preparativi, ma non mi notano. Saranno fantasmi, mi dico, persone di un altro tempo e queste ragazze, i nastri nei capelli, gli occhi castani e sereni, che si guardano così affettuosi, di un affetto immenso che è così imponente da dislagare da un cuore, si prendono per mano, si spostano nelle stanze della musica, un odore di caro e di buono, anche nella sala, i bambini ancora svegli sono di spalle, con il viso al balcone, c'è un grande lupo bianco, dicono anche gli adulti, alzandosi in piedi e raggiungendo il balcone, un lupo bianco che è sceso dai monti e guarda. Non credo che sia possibile, sono da solo, uomini di spalle, con i bambini, a fissare il lupo bianco, le donne sono ancora tra la sala, la cucina e il corridoio, a trasportare ancora cibi, vivande, e amore, per favore, sono in pieno post, dovrei chiuderlo con qualcosa che parli di bellezza, dovrei scriverla, signore, ma non mi riesce, ma perché nessuna di voi mi dà retta, possibile che nessuno si accorga di me? Eppure qui c'è gioia, non c'è il dolore di chi ha perso un figlio, i vostri bambini sono affacciati  a fissare il lupo bianco, con gli uomini adulti e con gli anziani, qualcuna di voi, anche lei, che è così dolce e magrolina, la prego, si fermi un momento solo, e quella scosta il braccio bagnato, mi guarda e sfuggendo mi sorride, vorrei anche una sola frase, una frase affettuosa come il suo viso, per dimostrare che posso scrivere di bellezza quando mi pare, che posso farlo in ogni momento, direttamente dal cuore, adesso mi staranno aspettando, che cosa le costa, ma dove corre, e le vado incontro e quella che ancora sorride, sparecchia una tavola e con una tovaglia color senape mi avvolge tutto e comincia a ridere forte, adesso non vedo più niente, non so nemmeno le lettere che usciranno, saranno tutte confuse o immerse nel giallo della tovaglia e delle sue risate, che scherzo che adesso mi fa, signorina, io credevo che lei poteva aiutarmi, consigliarmi, e invece mi incappuccia con la tovaglia, sto cercando di liberarmene ma la tovaglia mi si avviluppa sempre di più attorno al mio corpo, come se si allungasse, tutto diventa giallo, un giallo sempre più intenso, sento le voci della festa sempre più lontane, il lupo sta male, grida un bambino, il lupo sta morendo, e in quel momento qualcuno da quella tovaglia mi dà un bacio, un bacio bellissimo e sconosciuto, misterioso, pieno di affetto e di un amore lontanissimo, come una cosa che non hai mai visto, ma che pensavi che esistesse, l'ombra di chi mi sta baciando si scorge appena dalla tovaglia, sottile, tenera, come da un pergolato di aprile, nel primo pomeriggio, vorrei cercare di scorgere il viso, ma adesso si allontana, la tovaglia è ancora avviluppata, intanto sento correre, dei corpi che mi scuotono, credo che gli anziani, gli adulti e i bambini siano piombati di nuovo nella sala, ma solo di passaggio, per scendere giù, solo allora, quando non c'è più nessuno in quella sala, la tovaglia mi scivola. 
Mi ritrovo al buio, nel silenzio più assoluto. Io, la tovaglia ai miei piedi e il profumo di quello strano bacio. Il paese tace. Fuori non c'è più nessuno. Anche le stanze di quella casa sono nel buio pesto, soltanto una voce, una voce da una delle stanze, che mi chiama e mi attrae dentro, nel fondo, seguo il suo filo roco, l'unica luce che mi orienta, ho raccolto anche la tovaglia e me la sono appoggiata sulle spalle, perché scende un gran freddo e una stanzina molto fioca adesso mi appare, da un angolo molto in ombra di quella casa, che alla luce della festa sembrava molto più piccola, avanzo, con difficoltà, e la voce mi dice, vieni, non c'è più nessuno, puoi venire da me, e mi prende la mano nel buio. 
Il lupo bianco ha divorato tutti, non è rimasto nessuno, che cosa stai dicendo, come è possibile, ha finto di stare male, è questo che è rimasto della tua bellezza, rovinare una festa così bella per riempire un tuo post, solo adesso le sono accanto apro una mano e nel buio le sfioro una guancia, calda e rigata di lacrime. La guancia pare che tremi all'arrivo della mia mano. Prendo la tovaglia e cerco di riscaldare la figura sottile, sei quella che mi hai dato il bacio, vero, ma quella non mi risponde, si stringe nella tovaglia, guarda lungo la strada, il cielo stellato e il lupo bianco che mi guarda. Che cosa è successo, mi dici la verità, dove sono andati gli altri? E tu, perché sei finito qui, io non me ne sono  accorto, io stavo scrivendo un post, all'improvviso mi sono trovato nella strada e poi ho visto un lutto, qualcuno che non dormiva per un dolore, poco dopo la vostra festa, e poi il tuo arrivo, il lupo bianco, la tovaglia, il tuo bacio, ma allora? La tua bellezza, non sei riuscito a trovarla nemmeno ora? Non nelle parole, amore mio, vorrei che rimanessi qui con me, come adesso, il lupo bianco mi sta aspettando, devo andare, aspetta ti accompagno, mi dice che non posso e scappa verso l'ingresso, cerco di inseguirla ma la porta sbatte, lei è già via, la porta è bloccata i suoi passi sfumano, adesso ritorno al balcone e la vedo accanto al lupo, sono entrambi vicini, la ragazza, molto seria e triste e il lupo bianco. 
Mi guardano e quella mi fa:  allora, vediamo che cosa riesci a scrivere adesso,  e io le dico che non mi interessa più scrivere di bellezza, che adesso è l'ultimo dei miei pensieri, voglio soltanto che lei ritorni e mi sorrida e mi tenga solo la mano. Vorrei solo il tuo viso vicino, allora scrivilo, non ho idea di come possa scriverlo, sono in una stanza buia, non vedo niente, solo te e il lupo bianco, scrivilo, è l'unico modo perché io ritorni da te, avanti, eri tu che cercavi la bellezza! Ma io non ho parole, non ho più parole, e solo allora, in quel momento qualcosa di misterioso accadde. La ragazza mi ritornò accanto, bendandomi gli occhi con le mani e soffiandomi qualcosa alla nuca, con un fumo sottilissimo che ci dipinse di nebbia. 
Il lupo era già lontano, eravamo tornati soli. Fermi, davanti alla notte, senza parole.
Hai capito, adesso, che cosa è la bellezza?
La bellezza, le dissi, è paura, paura che tu te ne vada.
La bellezza non avrà mai parole.
La bellezza non si può scrivere.
E svanì.
Lungo il mio ritorno la sognavo e la tenevo nel cuore, come i bambini la paura del lupo bianco, la morte del figlio un genitore e il suo bacio sotto la tovaglia.
Era la mia scrittura:

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