sabato 29 dicembre 2012

Mario Luzi e Maria Cappuccio sulla raccolta "Hansel e Gretel" di Michelangelo Salerno


"C'è adesione alla condizione d'amore e di dolore dell'uomo del meridione a cui viene fatta aperta e inconscia violenza. Ma in più c'è una libertà, una autonomia assai matura di fronte al problema, una rivendicazione in proprio dei diritti umani e immaginosi e affatto ineconomici del poeta, per fortuna.
Il mondo si può leggere anche da destra a sinistra. Non c'è un senso obbligato. Questo ho colto fra le righe, nella naturalezza e nella cultura del suo linguaggio".

Mario Luzi

"[...] È da rilevare che in questa silloge di Michelangelo Salerno, si afferma una forte tempra di scrittore. Siamo di fronte a un dettato denso di passione covata nell'animo; rifuggente, per partito preso, da ogni facile musicalità, anzi tendente alla prosa, ma non privo di cadenze espressive.
Il linguaggio vi è essenziale; il tono, severo; quasi sempre duro, con rare ma efficaci inflessioni di dolcezza, a volte aspro e tagliente; originale, la tematica; moderna, la tecnica. L'insieme di questa auscultazione interiore, pur non essendo propriamente ermetico, non riesce molto perspicuo, nella sua intensa concentrazione. Vi si scopre, sotto il piglio sdegnoso, una natura schiva, una coscienza seria d'uomo che la vita ha maturato.
Quest'uomo dice soltanto, ma lo dice con accenti indimenticabili, ciò che ha scavato nella sua anima profonda".

Maria Cappuccio (in "La capitale, ottobre-novembre 1971, a proposito di "Hansel e Gretel" di Michelangelo Salerno

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