martedì 11 dicembre 2012

"Che bello, ce l'ha fatta!".

L'altra sera mi fiondo in metropolitana a circa due secondi di distanza dalla chiusura delle porte, quasi in concomitanza col segnale acustico che annuncia lo scatto, una linea gialla sonora. Ma io ero l'unico a essere ancora fuori, il vagone era gremito, una volta balzato dentro, l'imbarazzo di chi ti guarda viene dopo, durante lo scatto non avverti di avere un carattere, nemmeno di sentirti osservato, ma tu sei solo una fiamma che deve competere con delle porte automatiche. Ormai sono dentro, le porte si chiudono e sento una voce di donna, alle mie spalle che fa: "Che bello, ce l'ha fatta!", unico commento e segno di vita, nell'anestesia generale delle sette di sera, quasi nessun posto a sedere, visi stanchi, indifferenti, il mio mascherato da una sciarpa, che ero anche raffreddato, intanto quel commento mi ha fatto un bene, ma non mi giro. Scorgerò l'autrice di quell'esclamazione naturale, solo quando dovrò scendere, era ancora vicino alla porta e parlava con un amico, ecco perché l'ho identificata, dalla voce. Ma in quel momento l'autore del balzo non era più riconoscibile. Io ero solo l'atto della fiamma, una volta che la fiammata del balzo si era spenta, la mia persona si svestiva di quel ruolo e diventava come le altre, forse intorpidita dalla stessa anestesia o indifferenza. Mentre la voce che aveva incoraggiato il mio farcela, adesso, senza saperlo, ritornava al centro. Un viso bello e disteso, appena un po' pallido. Ho pensato da questo frangente, a quanto sia inutile il farsi notare a tutti i costi. A quanto sia importante la semplicità, in ogni cosa. La persona che mi ha incoraggiato, lo ha fatto senza volerlo e saperlo, il mio essere notato, non è stato frutto di uno sforzo, è accaduto per non perdere quella corsa, ma non perché qualcuno mi dicesse: "Ce l'ha fatta!"
Allora io continuo ad andare oltre e mi dico: quante volte ho fatto il tifo per qualcuno che non ero io? Per qualcuno che ha catturato la mia attenzione contro la sua volontà, inconsciamente? O quante volte sono rimasto di sasso, troppo preso dalle mie cose o dalle mie corse, senza notare il bene che capitava a qualcuno? Che cosa avrei fatto al posto di quella ragazza? Avrei reagito come lei o come tutti gli altri? Forse avrei detto "Ce l'ha fatta", dentro di me, chissà quanti altri, allora, nel momento in cui sono balzato come un giaguaro nel vagone, avranno tifato nel silenzio, senza dirmelo, ma io non lo saprò mai, di quella ragazza che lo ha esternato, invece, lo so, altrimenti non ne avrei mai scritto. 
Io sono colpito e interessato agli altri, forse non lo esprimo con chiarezza, perché di fondo sono piuttosto timido, timido perché mi sento piccolo, piccolo di fronte a qualsiasi cosa di bello che possa esistere, piccolo e quindi completamente inadeguato di fronte a qualsiasi cosa che amo e che vorrei fare, come se la facessi sempre per la prima volta, o forse sarò anche un po' scemo, a volte ci penso: ma se io fossi un cretino, uno che non sa di esserlo, a quel punto che cosa mi rimane di bello che imparare da chi non lo è? 
Ma intanto, dentro di me, ci tengo che qualcuno sia felice, anche solo per non aver perso una corsa, non so se quella per me è stata una felicità, ma comunque mi ha dato una buona stoccata di buono o di vento nel viso, e il fatto di sentirmi incoraggiato mi ha fatto pensare. O anche solo per far scoprire con un mio piccolo gesto, che qualcuno in un momento della sua vita, per un qualsiasi piccolo o grande accidente, non si è sentito cretino o incapace come pensava. Purtroppo c'è un grande interesse a far sentire stupidi gli altri, quando si possiede una certa abilità, a volte pare che si è abili solo per mortificare chi non lo sia. A me delle persone interessa ben altro. Io preferisco sentirmi un ottimo stupido,  anziché un abile arrogante e saccente, e non perdere la bellezza degli altri, anche da totale incapace.
Occuparsi troppo di sé, e aspettare che il mondo si occupi di quante corse riesci a non perdere, o di quanto sei abile, comporta, in diversi casi, un abbassamento delle luci in una persona, e nella sua vita. Non credo che la ricerca di un proprio qualsiasi obiettivo, debba allontanare il proprio interesse dagli altri. Io non mi sento in gara con nessuno, non mi sento così lontano da quel me che ha recuperato una corsa, per un secondo, ma che avrebbe potuto perderla. Quindi.

2 commenti:

Eletta Senso ha detto...

In metropolitana
che cosa strana:
una frase riscaldata
per balzo di fiammata.
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Magnifica riflessione, la tua, che prende spunto dal semplice-grande gesto di chi partecipa eliminando la grigia indifferenza.
Ciao
Eletta

luigi ha detto...

Eletta,
magnifica la tua quartina in rima baciata.
buona serata e grazie del tuo bel cross al mio post!
l.s.