sabato 18 maggio 2013

Ancora senza trucco

Tutto quello che ho visto, che mi ha arricchito, che mi ha colmato, non l'ho mai stretto. Forse l'avrò visto o intravisto di nascosto, senza quasi esserci. Ancora senza trucco.
Qualsiasi cosa o persona che sarà ambita, desiderata, una volta posseduta, per molti uomini, diventerà esattamente come tutte le altre. Una volta ottenuta sarà fatta di fumo o di niente. O cambierà luce, come tutte le cose possedute con strategia, dopo essere state ambite e desiderate, sgualcite come lenzuola dopo un amplesso. 
Ciascuna donna non ancora toccata, ma solo e appena sfiorata, o nemmeno, brillerà ancora della sua individualità, della sua prima luce, inviolata, ancora senza trucco. Avrà la gioia di esserci come persona e non come bersaglio vivente. 
Imparare a sfiorare appena, senza toccare, proprio per mantenere integra l'individualità di quello che non diventa possesso, dominio, ma scambio e silenzio. Scambio e mai merce di scambio.
Non posso mai dimenticare, qualche anno fa, un ragazzo sposato da poco, che avevo visto sì e no un paio di volte, che ci presentava sua moglie,  appena arrivata con la suocera, come farebbe un allevatore mostrando delle vacche a degli acquirenti per assortirle con un buon razzatore. Mancava solo che le schiaffegiasse una natica, per farci sentire come risuonava il suo timpano all'aperto!
L'unico modo per svilire qualcosa di molto bello è volerlo soffocare, toccare, maltrattare. Stringere, verificare, esporre per la sola pulsione di dominio.
La bellezza di una qualsiasi donna non deve essere certificata come una colpa, un delitto, o considerata delittuosa per il solo fatto che non possa espletarsi in un proprio claustrofilico regime di assedio. In una propria fortezza blindata e senza luce.
Ho ricevuto soltanto amore e bellezza, da tutte le donne a cui mi sono accostato. Molto di meno dagli uomini che ho incontrato lungo la mia strada.
Solo una volta, alle elementari, una supplente mi cacciò fuori perché, avendo preso l'abitudine di fischiare il silenzio come un capostazione, con tanto di fischietto al collo, io avevo osato simulare il rumore di un treno in partenza in contrappunto. È stata l'unica donna che mi ha fatto qualcosa di meno carino, per il resto ho incontrato persone meravigliose, generose, uniche.
Bisogna farsi carico delle violenze efferate sulle donne, all'interno delle famiglie, delle scuole, dei luoghi di formazione, perché quelle violenze sono anche il frutto di piccole frizioni, atteggiamenti diffusi e comuni, di piccoli bisbiglii, di mezze frasi equivoche, per cui una donna truccata meglio, appena più sofisticata e autonoma, o che cerca solo la felicità e che sorride appena un po' di più perché le va, sta cercando qualcosa di sporco, di molto losco. Allora ripugna perché quel sorriso non è più tuo e non puoi impugnarlo e sottometterlo e allora devi solo punirlo. Oggi qualcosa che non può essere impugnata del tutto, per molti va punita ed espugnata. Diventa scomoda se non sottomessa: diventa specchio di una mancanza frustrante, di una retrocessione rispetto ad altri sguardi di lupi sospetti e in agguato. Il muro della mia vita non lo puoi scavalcare, qualcuno avrà detto: è pieno di vetri. Oltre non si passa. Devi toglierle il trucco dal viso a furia di schiaffi, dirà qualcun altro, o toglierle la vista, il respiro  e la parola a calci.
Chi stringe la gola a una donna, lo farebbe ugualmente a una bambina, a un uccellino, alla propria madre nel sonno. Il confine delittuoso sarà ormai infranto, per sempre.
Sarebbe il caso  di insegnare ai bambini, nelle scuole, l'arte dello sfioramento e del sogno e del silenzio, la delicatezza dello sfiorare, insieme al leggere, allo scrivere, al parlare e al camminare: la delicatezza estrema dei grandi pianisti, che sentono il respiro che passa tra i loro palmi e il tasto.
Una questione di tocco. Immaginiamo quanto sia più importante e cruciale affinarlo per un essere umano così prezioso.


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