Stanotte, prima di spegnere la luce, ho lasciato sopra il jeans alcune pagine di un manoscritto in revisione, mangiato dai segni della bic e sgualcito ai lati. Ho guardato quei fogli deboli di carta sul blu scambiato dei pantaloni, e poi la camicia a quadri e il pullover, appena più a destra, e non ho capito che cosa facessero adesso, senza di me, quegli strani oggetti o figure fantasmiche e ignote l'una dell'altra, ricomposte per un caso come salme dalla mia vita che riposa. E che forse mi rappresentano, mi vestono e mi nascondono per tutto quello che non sono. Comprese le mie parole corrette.
Erano tutti sulla stessa panca di legno, che è sistemata accanto al letto. Ho pensato a come è spaventoso vedere i propri abiti riposti senza vita con la tua carta e le tue parole scritte sopra e mischiate nei tessuti, anche loro senza vita: come oggetti personali di qualcuno che non c'è più, o che è scappato senza di loro, dandosi alla fuga o per vinto.
Ho spento la luce, ridendomi anche un po' addosso. Nel silenzio.
2 commenti:
Come sempre la descrizione di un piccolo momento, anche il più semplice, assume toni lirici di grande suggestione.
Visita graditissima.
Ti ringrazio sempre del tuo occhio sempre così docile verso le mie parole senza museruola.
l.s.
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