I personaggi che abitano le mie storie, fanno parte di una strana mescolanza di vero, di possibile, di desiderato, di spaventato, di temuto, di verosimile, di tragico, di cercato, di smentito, di molto amato. Sono visi e figure già vive ancora prima di esistere, instancabili e indimenticabili per la loro stessa stanchezza, o forse perché hanno quella strana febbre addosso, quella forma delle mani e degli occhi e delle nuche e dei pensieri, che amo e che a volte immagino vicini a un mio polso che trema mentre li disegna o alla mia gola che grida senza suonare, quando risponde a una loro telefonata notturna. Sono figure che cerco di riconoscere dal vero, quando ormai sono dentro una storia, lungo i passaggi delle mie strade e immaginarli vivi, che forse mi riconoscono in un istante che non ricordo, e che neanche l'altro forse ricorderà. E che prendono ad abitare la mia esistenza insieme alla mia vita, durante e anche al di là della loro vita artificiosa sulle mie strane pagine che li accoglie e li raccoglie da uno strano fondale nascosto. Anche l'ultimo personaggio, dell'ultima storia sbagliata o uscita per sbaglio dalla mia vita, o sputata come questo post, sbalzato quasi come un colpo di sonno, avrà qualcosa da dirmi e da insegnarmi. O forse da amarmi. Penso di scrivere per essere amato dai personaggi delle mie storie. Anche i più tremendi. Potrebbe essere davvero possibile. Forse l'unica seria ragione per dedicarmi ancora a questa follia.
Lola&Vlad – Piero Melati
3 ore fa
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