lunedì 14 marzo 2011

Lo scrittore fiociniere e l'amore

Sono convinto di associare ogni attimo o spasmo di scrittura a una questione assolutamente rischiosa. Lo stesso tipo di approccio con cui controllo che prima di coricarmi la chiavetta gialla del gas sia ben chiusa. Seguire una mia linea precisa e non essere troppo condizionabile dalle sagge raccomandazioni dei più prudenti e generosissimi dispensatori di certezze, è parte dell'humus insicuro ma vivo, dove attingo l'energia per il testo. A volte scrivo con il gas aperto, e me ne accorgo in ritardo, o faccio finta di niente. Preparo l'acqua sporca per il pennello ancora caldo, prima di scegliere il colore giusto, purché ci sia del vero, e non del già masticato o sputato da altri più saggi e più e prudenti di me, che chiudono il gas prima di andare a scrivere e di andare a dormire. Credo che non avrò mai la certezza assoluta di essere nel giusto, ma sono convinto fin da adesso di aver respirato aria pura a folate insieme a grandi fumi tossici, prima di lanciarmi nel vuoto e aver dispensato un movente generoso più che delittuoso nel mettere in ordine i miei segni cifrati, o forse in disordine – questo dipende ancora dai punti di vista, e non necessariamente letterari. Eppure nella mia ricerca, vi sono moltissime regole e molta autodisciplina, ma è quella correlata alle mie sensazioni, ai rapporti con i miei odori o dolori di scrittura, con tutto quello che sento e che scelgo di condividere, non per un gesto egoistico, ma per un dono, forse usato e senza carta, da condividere con un essere umano. Credo che rimanga l'istinto del gioco nella condivisione di una frase, di un pensiero, di una certa idea che potrebbe avere un senso se lanciata nel vuoto al momento giusto. E andando ancora nel profondo, un gesto incontaminato di amore, che per fortuna non conosce scuole! Quando è vero e non si ha vergogna a parlarne. Quando sento di scrivere con amore, non temo assolutamente nulla e mi sento giustificato per qualsiasi tipo di scelta io faccia e per qualsiasi piano scelga per il balzo, anche da bendato. Il problema è che mantenere una tensione di amore costante in un'attività complessa e fraintesa come quella della scrittura, è molto difficile. Così come farlo nella vita. Con la mia scrittura cerco di imparare ad amare e a bruciarmi vivo dentro quest'amore. Il resto è merda secca con mosche verdi annesse e ronzanti.
Sento ancora una volta e sempre di più raccomandazioni su come dovrebbe porsi un autore di fronte a una propria opera. Sul come funziona lo scrittore oggi. Sul colore e la forma degli occhi del suo stile, del suo mood. Su come debba muovere il culo nel suo ritmo. Sono molto attratto dalle istruzioni per l'uso, così come mi soffoca l'idea di dover accontentare sempre qualcuno o qualche idea durante questo processo silenzioso quanto esplosivo.  Qualcuno che non cerca un mio pensiero ma una protesi o un surrogato di un sistema letterario già codificato, che non ha a che vedere con una mia idea, ma con un utilizzo quanto più ortodosso di certe idee comuni, funzionali. Si può anche scrivere per dimostrare di aver capito come si snodano i paragrafi. Farli scivolare come collane di perle nelle dita astute e rapide di un ladro, o rendere il ritmo scintillante e coinvolgente e ancora, si potrebbe procedere all'infinito. In fondo è molto bello leggere la bella scrittura. Ma non credo che la scrittura diventi bella o perfetta pensandola così dalle sue origini o non badando ad altro che al suo assetto, alla sua forma o alla sua cantabilità. Credo invece il contrario. Esiste la mia bellezza che nascerà da un compromesso e da un certo glimmer armonico con i miei detriti e i miei dirupi. Esiste l'orrore di essere diventati belli per imitazione, scegliendo gli stralci più funzionali e sicuri per far scorrere il proprio testo come un ruscello di montagna.  
Ma credo che esista un punto fondamentale, e che credo sia essenziale, al di là di tutti i canoni, i processi stilistici e le sfumature o raffinatezze di scuola o di grande scuderia.
Il problema è la solitudine assoluta e pericolosa tra te e il lettore. Quando comincio a scrivere, ancora prima di battere sul primo carattere, penso che l'elemento importante, al di là dei miei mezzi e delle mie modulazioni di percorso, sia quello di raggiungere anche un solo lettore al mondo. È che tutta la mia sensibilità, il mio orecchio, la mia esperienza e forse tutta la mia vita, devono puntare a questa cattura, come un fiociniere farebbe nello stesso istante con una balena inferocita ma raggiungendo simultaneamente la punta acuminata di una propria voce naturale, in qualsiasi punto di maturazione essa si trovi. Non ho nulla altro in mente che questo contatto fisico e tempestoso con un mio interlocutore. Per uno scrittore il senso è un lettore vero infiociniato vivo. Solo allora saprà quanto valore avrà avuto il suo lavoro e il suo doppio lancio: nel vuoto. Ma il particolare ancora più intrigante, e di realizzare tutto questo senza pianificarlo o pensarlo.

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