sabato 2 luglio 2011

Bozza (Il cattivo tempo)

La farmarpista aveva gli occhi sepolti nel collirio, e allattava un cagnolino con un biberon, a casa di sua madre, residuo di una cucciolata trovata sotto un palco, a Taormina, dal soprano Aldina Medusa. Il baritono era figlio di un allevatore di setter. Nell'intervallo tra gli atti, i cantanti discutevano di cimurro, di rogna demodettica e di mostre canine, e la farmarpista mi chiamava, nel tardo orario del quasi ultimo atto, chiedendomi di poter portare a casa mia uno dei cani d'opera della fioccata cucciolata – erano tutti bianchissimi. Avrei dovuto chiederlo a Elisabetta gamba di legno, ma non accennai, almeno al telefono, a grosse problematiche o permessi speciali. Durante il viaggio di ritorno, l'arpista mi chiamava commossa, dicendomi che il cane bianco aveva pisciato nell'accordatore elettronico, che adesso trasferiva tutta l'acida accordatura del suo strumento verso una quarta giusta sopra, rischiando di farle saltare una retina con una strappata bassa e maldestra di cadenzati. Quando parlava, mi diceva che aveva infilato una mano nella bocca del cucciolo e la sentiva bollente. Le chiesi la razza, mi diceva un incrocio, ma forse più un lupo. Un lupo vero. Aveva una coda doppia da frac e i denti affilati di Ezechiele. Non avrebbe danneggiato la gamba di Elisabetta. Forse un gatto soriano, probabile di sì. La sentivo diversa nel viaggio. Ma ritornò senza il cane. Lo aveva lasciato a sua madre, che era cieca dalla nascita. Peccato: Elisabetta aveva già foderato la sua gamba di legno, e preparato la cesta delle mie camicie, quella di paglia, come cuccia di prima accoglienza. Io avevo comprato il latte in offerta e cinque video lezioni di addestramento per lupi bianchi. Rimanemmo in silenzio. Durante quel fine settimana ci trasferiamo dalla madre cieca e dal suo bianco cane o forse lupo operistico. Elisabetta aiuta la farmarpista con il collirio.  Mi addormento sazio, in un soggiorno blu amalfitano, ascoltando Nicanor Zabaleta con le imposte socchiuse. Elisabetta, nel silenzio, apre una Pepsi ghiacciata in vetro. La guarda fumare dal collo, appena stappata.

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