martedì 9 novembre 2010

Personaggi e unicità

Immagino di rapportarmi al personaggio di una storia nuova o pronta a essere almeno abbozzata, in modo assolutamente  diverso da tutti gli altri personaggi che ho incontrato nelle storie precedenti.
Se dovessi avvertire anche il solo riverbero di una figura già viva, credo che prima o poi la sua strada e le sue funzioni vitali, spirituali e di economia all'interno della storia, si fermerebbero e trascinerebbero in questa stasi tutto il resto che stava succedendo attorno a quell'equivoco. E parlo di qualsiasi personaggio, non soltanto di un protagonista, ma anche di una figura che compare solo per dover scomparire dopo qualche istante di vita o di pagina. Il suo senso è forse tutto lì: nella sua pur piccola, fugace e modesta unicità, che potrebbe rimanere nel fondo il suo piccolo tesoro sommerso, il suo piumino da cipria, il suo chignon, il suo scopino di latrina.
Così anche in una piccola storia, novella o romanzo, la ricerca è sempre incentrata sul suono, in qualche modo quel certo suono privato, che non sia necessariamente il più bello e il migliore, e che non abbia impresso qualcosa di relativo a un calco, a uno standard, ma che viva di continue rinascite e mutazioni indipendenti, pur provenendo dalla stessa radice.
È molto difficile tutto questo, ma penso che sia possibile e che comunque valga la pena di tentarlo.
E così anche nella vita: nella mia vita, per esempio, non credo di conoscere, di vivere e frequentare, persone che siano il doppione di altre, o che ho avvicinato, cercato e conosciuto, soltanto perché me ne ricordano altre. Hanno tutte, invece, una loro magnifica e splendida unicità, che non ho mai misurato e comparato, ma che mi sono illimitato semplicemente ad amare.
Questione di pdv, e in questo caso non solo letterari.
l.s.

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