domenica 21 novembre 2010

Bellezza e dintorni mutanti

Sto imparando e cominciando a capire, con il tempo e con una certa modalità di osservazione, che la bellezza sia in molti casi una situazione, più che un calco determinato e rifinito. Non credo che esistano persone assolutamente brutte e inespressive, non lo credo come non credo che esistano persone assolutamente belle e lancinanti, senza possibilità di mutazione- che non riguardi chiaramente il fattore tempo. Dunque, quello che voglio dire è che a volte le cose più belle che ho visto, che ho introiettato nel ricordo e che ho desiderato di comunicare, sono sempre quelle al di fuori di una regola e di un'ortodossia di bello prestabilito o conclamato statisticamente dalla pancia degli osservanti, che in qualche modo le condannino verso una sola direzione definita. Non credo che una ragazza di spalle, con la spalla abbassata perché un cane di grossa taglia la stia tirando mentre lei gli resiste e si dimostra forte pur nella sua esilità, possa definirsi brutta solo per la montatura dei suoi occhiali doppi o per il tipo di viso. In quel gesto di  forza, con la coda di cavallo che sbatte in contrappunto con la coda del suo cagnaccio, affiora del bello, che la riguarda e la introduce nella singolarità di un evento che non potrà essere necessariamente fissato, ma che potrebbe raggiungere dei picchi che la ragazza più bella del mondo, che passa il tempo ad aggiustarsi i capelli, senza guardare altro che altri occhi che si immolino nella sua direzione, potrebbe sognarsi di raggiungere; e forse perché troppa consapevolezza del suo standard potrebbe allontanarla e scioglierla dalla possibilità di vibrare in una situazione diversa o improvvisa, che non la metta necessariamente al centro e verso la quale non ha sviluppato la sensibilità necessaria, perché occupata da altro. È da queste semplici o forse contorte riflessioni, che cerco di organizzare il senso profondo di bellezza che può diramarsi dal personaggio di una mia storia, fin dai primi palpiti di vita, anche quelli ancora in incubazione: quella di una bambina a cui mettono al piede degli scarponcini enormi da uomo, dell'occhio di vetro del vinaio, del gatto nero, di una lanterna giallognola che sbalza nel fondo di un vicolo, dello scoppio di un bicchiere contro un muro, di una ragazza miope che toglie gli occhiali e stringe gli occhi per guardarti, di un tizio che perde un cappello, a cui gli si apre un ombrello o che gli si spezza durante un  piovasco.
Credo bisogna partire sempre da una situazione, e mai dal numero o dal calco determinato e imposto di un'idea astratta, anche se verificata di bellezza. A volte una persona profondamente irradiata di bellezza esteriore, può raggiungere, senza esserne consapevole- per atteggiamenti o assenza e consonanza alle situazioni mutevoli della vita- picchi di bruttezza, di ineleganza, di inespressività o di mostruosità, che una persona dichiaratamente molto brutta, potrebbe non incontrare mai nel corso di tutta la sua esistenza.
l.s.

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