martedì 2 novembre 2010

La Mansfield serale

Leggendo il Preludio, tra i racconti -tutti incantevoli e rappresi dell'aria di Preludio -della Mansfield,- una delle scoperte fatte grazie alle letture di Attilio Bertolucci e dei suoi appassionati riferimenti- e nell'attesa dell'ora di cena da un libro regalato per un compleanno e ritornato per un certo periodo nelle mani del donatore. Un percorso di profondità e di levità simultanee. Scrittrice dalle grandi luci e dalla cantabilità limpida di un uccello boschivo e notturno,  tenue e insieme tenace, moderna, mai stucchevole, ma astuta e malinconica, sempreverde e sempreautunnale, nello stesso tocco due o diversi sapori,  tessuti o registri di organo. 
È ancora poco. Potrei parlare all'infinito della Mansfield, partendo da un suo paragrafo a caso e ricollegandomi a qualsiasi altro punto irradiato dal suo gesto letterario, dal soffio mutante e vitale, e rimanere comunque e sempre a riserva di quella parola perfetta e ideale per centrarla in pieno nella lucentezza del suo bersaglio sonante, i colori delle sue terre lontane e del suo immaginario, da leggersi sempre di sera, la scrittrice più autenticamente e dolcemente serale che fino a questo momento abbia mai incontrato.
Penso che abbia il tocco ideale per l'orario di lettura, quello stesso che mi impegnava poche sere fa e ancora: maestra di grandi rivelazioni, una come questa, tra le tante, così legata al mondo della scrittura e anche violoncellista -questo l'ho scoperto di recente e forse lo avevo già avvertito nelle lunghe arcate liscie del suo passo nella pagina, e quando non lo sapevo ancora- a volte le cose si sanno davvero solo quando avvertite (una sua lezione letteraria?).
Ecco il passo:
"...lo dico con convinzione...Mai provare rimpianti e mai voltarsi indietro, ne ho fatto una regola di vita. Il rimpianto è una spaventosa perdita di energia, e nessuno che intenda diventare scrittore può permettersi di indulgervi. È impossibile dargli una forma; non ci si può costruire niente sopra; va bene solo per crogiolarsi. Anche voltarsi indietro, naturalmente, è allo stesso modo  fatale per l'Arte. Vuol dire restare poveri. L'Arte non può tollerare la povertà e nemmeno vuole farlo".
È tutto.
l.s.

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