mercoledì 10 novembre 2010

La sera, molto tardi o la già notte...

La sera molto tardi, o la già notte quando ormai le attività della giornata sono esaurite, c'è sempre quel barlume che ti riaccende, perché qualcosa ancora si faccia o si completi, qualche rigo ancora si legga nel semibuio, o si scriva, o si pensi o si guardi una foto e si chieda qualcosa a quel viso, che sia morto o che sia vivo, a quell'ora ha sempre un effetto intenso e lacerante.
E di solito questi istanti sospesi di osservazione, memoria, quelli dove stai combattendo con la stanchezza, sono anche quelli che nascondono maggiori informazioni e insieme maggiori macerie di vissuto e di perduto.
A volte riprendo in mano un testo dimenticato da anni,  e sfoglio una pagina a caso o lancio un occhio a un manoscritto in fase di revisione- giusto per controllare quanto sia ancora d'accordo con quello che avrei già stabilito alla luce del giorno, se la penso ancora allo stesso modo, se sono ancora lo stesso, se mi riconosco, anche se saranno passate una manciata scarsa di ore da quando l'ho richiuso.
E in questi piccoli frangenti o istanti di vita abbozzata e assonnata, il filo calmo di sangue del mio copione, dove  si nascondono visi, radici e parti lontane, e dove a volte ci si ritrova ancora... perdendosi.
l.s.

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