venerdì 26 novembre 2010

Il borgo

Sul non sapere all'inizio che cosa scrivere e che cosa dire. Partendo da soli, con il mistero. 
È difficile prevedere cosa potrebbe avvenire quando si attacca un testo con un vuoto assoluto e così misterioso; un vuoto totale sulla situazione, sul contesto, su tutti gli elementi che dovrebbero consentire l'aggancio di altri vagoncini in sequenza, fino a cominciare il percorso più o meno lineare di una certa storia, eventuale, forse possibile e impossibile da finire, ma almeno cominciata. 
È dalla prima parola che incomincia il mio viaggio, mai da quello  che immaginavo ci fosse fino a qualche secondo prima. Quella prima parola di solito non ha niente a che vedere, nemmeno con l'ultima frazione di pensiero affiorata poco prima di abbassare il dito sul carattere. È altro, altro che al momento non mi spiego e che non mi interessa spiegare. La stessa cosa che mi sta accadendo adesso con questo piccolo post. Qui, però, ho almeno la vaga sensazione, anche se in filigrana, di quello che  mi preme comunicare, ma adesso procedo, non ho un copione precostituito. Mentre sono diversi i contesti in cui mi trovo a dover procedere nel buio pesto e assoluto, in attesa che dal contatto con le mie dita e una parte nascosta di me, si cominci a dipanare la nebbia e compaia un piccolo borgo, anche molto minuto e antico o lontanissimo, da tenere in una mano. A volte ridotto male, con le tegole scheggiate, la neve che lo nasconde, i carichi di legna non sufficienti a riscaldare tutte le case, senza un'anima, nemmeno quando sono più vicino. Ma è da quel luogo, anche se lontano, isolato e sfocato, che avverto la presenza dell'unico seme possibile da poter piantare. E il processo di scrittura conseguente all'avvistamento del borgo- di solito sono sempre paesi molto piccoli e misteriosi ad affiorare- è tutto imperniato su questa semina,  sulle possibilità infinite di diramare azioni e situazioni intorno al luogo ancora sconosciuto, che può essere incantato, a  volte maledetto o disabitato. Questo lo scoprirò a tempo con la scoperta che faranno in seguito i lettori. Ciascun passo verso la storia, è un passo fresco nella neve e mai già percorso. Anche se la prima bozza racchiuderà tutti gli errori del mondo e andrà ripresa e revisionata all'infinito, è questo spirito di freschezza e di mistero che non dovrò sacrificare. Il primo lampo da cui è scaturita l'immagine della storia, sarà la sua anima e il suo destino. E tutto questo perché non avrei avuto niente da dire. Ma stavo attendendo qualcosa, senza forzarla. Di solito è così che procedo quando scrivo. Partendo dal niente, che è la sintesi massima di tutte le possibilità di avanscoperta e di viaggio.
l.s.

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