giovedì 28 aprile 2011

Aprendo Wilcock a caso

Certa poesia va letta per caso. Mai cercata troppo. A volte un solo verso è una fonte oracolare o propiziatoria di slanci e di nuove luci e atmosfere cangianti, fondali marini o vulcanici, ma quasi mai di pensieri artefatti di parole. Credo che molta buona letteratura tratti di molto altro che di sole parole. Comunque, non conoscevo a fondo la poesia di J. Rodolfo Wilcock, così come non credo e non mi auguro di conoscere mai troppo a fondo nessuna opera nella quale mi imbatto. Stamattina presto il cielo era molto grigio, e così aprivo una pagina a caso di una sua pregevole raccolta. Ecco la pagina incontrata:

Ma io mi sciolgo davanti a uno snack-bar...

Ma io mi sciolgo davanti a uno snack bar
e solo so che ci sei dentro tu,
e ho fatto verniciare d'oro il telefono
perché una volta mi hai chiamato tu.
Perciò ho deciso di regalarti gli Oceani,
fuori si intende dalle acque territoriali,
l'Atlantico, il Pacifico, l'Indiano,
e insieme a queste ingenti masse d'acqua
salata l'Artico e i Mari del Sud
con tutte le isole nuove disabitate,
che da lontano sembrano così verdi
per quanto, immagino, saranno piene di vipere.
 J. Rodolfo Wilcock (1919-1978)

Ancora qualche appunto. Riscrivendo nel post di oggi la poesia di Wilcock, ho assaporato e scoperto molte più angolazioni, che alla prima lettura del mattino mi erano sfuggite. Credo che certi scritti presuppongano una calma assoluta di rivisitazione, per ottimizzarne un' introspezione passiva e quasi inconsapevole. Non credo nell'ostinazione dell'analisi, ma nell'abbandono a una lettura confidente e ispirata, che avvicini il lettore e il suo poeta allo stesso inguine caldo di gestazione o momento sfocato del miracolo. Lo stesso miracolo che avviene quando il verso nasce dal vuoto, dovrebbe poi riaccendersi quando è captato. 
Quindi riscrivendo una cosa letta, mi accorgo della vibrazione di chi l'ha scritta. Vengono fuori nuovi nodi, altri invece si sciolgono. Meraviglioso l'enjambement del quintultimo verso masse d'acqua/ salata, e il finale soffocato da un'ubriacatura pericolosa di verde e di  veleno, a compensare la profondità celeste delle precedenti fosse oceaniche.

1 commenti:

Rosanna Palmieri ha detto...

...un'ubriacatura pericolosa,esattamente!;-)
Grazie.
R.P.