venerdì 15 aprile 2011

Da "La notte palombara"

Così scrive, Patrizia Cavalli. Dall'altezza del suo bianco Einaudi, letto, riletto, straletto, attraversato e ripercorso. Senza tregua, in tempi e in momenti diversi. E più lo leggo, più colgo nella sua scrittura quel segreto che non dice, di una lingua pulita e limpida, silenziosa, ma viva e frusciante come il cotone. Tutta la poesia di Cavalli sembra scritta di prima sera, da una bicicletta che rallenta e che pensa:

La scena è mia, questo teatro è mio,
io sono la platea, sono il foyer,
ho questo ben di dio, è tutto mio,
così lo voglio, vuoto,
e vuoto sia. Pieno del mio ritardo.


Patrizia Cavalli. La notte palombara, da Sempre aperto teatro 1999 Einaudi

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