Mi accorgo semre di più di quante porte possano frapporsi tra un'idea, un concetto, e la sua ultima destinazione. Quante interferenze, sfumature o piccoli rilievi, potranno costellare e ammassarsi sull'idea principe o principale di uno scritto abbozzato o in itinere, o quante luci si spegneranno, nell'altro caso, quando un lettore comincerà la sua lettura a lavoro finito.
Mi accorgo che sia giusto così. Che sia possibile che vi siano scrittori attentissimi ed industriosi nell'accattivare il lettore, o quanto meno nel ridurre al minimo queste varianti e queste possibili interferenze lungo il tratto medium del contatto. Altri, invece, noncuranti di tutto questo; che non ci pensano, che a volte sono ostinatamente lontani da uno spirito accattivante e strategico di trafittura nello scrivere. Eppure i risultati potrebbero essere inattesi. Lo scrittore che non si accorge della possibilità di non arrivare, o di arrivare deformato al suo lettore, potrebbe avvicinarsi molto di più rispetto al cacciatore di attenzione. Perché forse non ha nessun punto esatto e fisso al quale accostarsi o dal quale allontanarsi, e sarà forse proprio per questo che potrebbe uniformarsi a tutte le possibili interferenze. Perché il suo pensiero di scrittura non sarà che un' interferenza possibile tra le altre. E non sempre per uno scrittore il lettore sarà l'unico sfondo assoluto, l'unico planetario; così come per il lettore non esisterà solo lo scrittore, anzi: a volte lo scrittore è l'ultima cosa. Conta il libro, quello che succede dentro e fuori dal libro. Chi lo ha scritto, in qualsiasi modo lo abbia fatto, non è e non sarà mai il suo centro, ma un suo medium. O ancora tanto altro, ma sempre al di fuori di un rigido e appannato dualismo, rispetto al quale, durante una seduta di scrittura o anche di revisione, ci si debba truccare e imbellettare come prima di un gran ballo. Se scrivere è questo, preferisco non dire più una parola. Diventare muto o monco.
Potrebbe essere così o anche il contrario. Credo che sia molto importante accorgersi del presente che ancora non accade, durante la scrittura, anziché dell'ipotetico futuro prossimo, già fottuto o remoto, che potrebbe accadere a un certo testo o forse mai. Vaneggiando, prima di un aperitivo delle dodici...
Salute a tutti, e un buon martedì.
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