venerdì 31 dicembre 2010

L'errore telefonico del 31 Dicembre

"Pronto, chi parla?".
"Volevo farti gli auguri".
"Ma chi sei?".
Silenzio
"Pronto?".
"Volevo farti solo gli auguri".
"Capisco, e ti ringrazio, ma non credo di conoscerti. Credo che tu abbia sbagliato numero".
"Io credo di conoscerti, anche se tu non lo sai".
"Mi sembra strano, e poi non capisco come hai avuto il mio numero".
"Potrei non averlo avuto, potrei avere sbagliato".
"E se hai sbagliato, come fai a dire di conoscermi?".
"La tua voce, è quella di qualcuno che conosco. Ma non perché io l'abbia già sentita. Tu credi che si conoscano solo le voci già sentite?".
"Forse, comunque non è detto che...".
"Io credo di conoscere quello che c'è oltre la tua voce".
"Ma se non ci siamo mai sentiti!".
"Non c'entra. La mia per esempio, la mia non ti dice niente?".
"Al momento, non so. Se non è uno scherzo, mi dice che sei strano".
"Solo questo?".
"È una bella voce, non cattiva. Ma, a chi dovevi chiamare?".
"Gli auguri a un collega, a uno che vive solo. Sono certo di avere sbagliato, tranne se...".
"Se?".
"Insomma, se tu fossi una sua amica, che risponde al suo telefono. Qualcosa che non so".
"Ma anche adesso rimango qualcosa che non sai. Che cosa cambierebbe?".
"Il fatto che vi sarebbero due piani differenti di ignoto. Un ignoto assoluto e un ignoto relativo".
"Questa poi...l'hai inventata adesso? Così, su due piedi?".
"Credo l'ho detta senza pensarci".
"Comunque credo che tu abbia sbagliato. Non ho niente a che vedere col tuo collega. Questo è il mio numero e ti parlo dalla mia casa".
"Allora sei un ignoto assoluto".
"È una cosa pericolosa?".
"Insomma, dipende, dipende dai punti di vista".
"Eppure che strano. Sai una cosa? Noi  due stiamo parlando sul nulla, eppure riusciamo ancora a resistere. Parlare nel vuoto, nell'ignoto...",
"...e per di più l'ultimo giorno dell'anno. Non ti fa strano?".
"A me un po' sì? E a te?".
"Credo anche a me. Sai che mi pesa abbassare?",
"Perché?".
"Perché non conosco il tuo numero. Conosco quello del mio collega. Sbagliare due volte lo stesso numero non sarebbe nemmeno così facile".
"Perché dovresti sbagliare ancora numero?".
"Non lo so, forse per risentirti. Per parlare dentro un vuoto. Non mi era mai capitato".
"Nemmeno a me".
"Nemmeno di parlare con un ignoto assoluto".
"Credo che debba chiudere, sta arrivando qualcuno".
"Allora, allora auguri",
Silenzio
"Era mia madre. Ha aperto ed è ridiscesa subito. Che strano".
"Vuol dire che possiamo ancora parlare, prima di abbassare?".
"E di cosa, ancora?".
"Non lo so, decidi tu. L'ultimo giorno dell'anno, che cosa ti va di sapere o di dire?".
"Non mi viene. Mi fa strano che tu abbia chiamato così".
"Stasera che cosa farai?".
"Non lo so, non è che abbia così tanta voglia di fare qualcosa. Tu?".
"Quello che farai tu".
"Scusa, puoi ripetere, non credo di aver capito?".
"Mi piacerebbe incontrarti, ecco. Anche se io non ti conosco".
"Che pazzia. ".
"Credi che possa ammazzarti, strangolarti, ingoiarti, farti a pezzi? Credi che...".
"Non credo niente, dico solo che è tutto così assurdo".
"Ma anche poetico".
"Poetico? Perché poetico?".
"Il fatto di essere lontani e sentirci il respiro, a me fa di poesia, e il fatto di non poterti sentire mai più".
"Tu sei una persona sola?".
"Non lo so. Che cosa significa essere una persona sola?".
"Credo il non avere nessuno, e fare i numeri a caso, per parlare o per dire parolacce o cose sconce".
"Ma io non ti sto dicendo parolacce. Hai solo una voce che mi riscalda il cuore...".
"Davvero? Dici davvero o stai giocando?".
"Dico davvero. Perché dovrei giocare. È una cosa vera, che sento".
"Sai che non me l'ha mai detta nessuno una cosa del genere?".
"Nessuno? In tutto l'anno?".
"Non solo in tutto l'anno, ma in tutta la mia vita!".
"E quanto è lunga la tua vita?".
"Abbastanza".
"Abbastanza quanto?".
"Trentasei anni".
"Bella come età. È lunga nel modo giusto. Per avere profondità e ancora freschezza".
"Senti, credo che sia arrivato il momento di salutarci. Sento un avviso di chiamata".
"Non prenderlo, ti prego. Ancora un poco".
"Perché, che cosa cambia se rimango ancora un poco?".
"Non lo so, ho paura di non risentirti più".
"Che sciocchezze dici. Come fai ad avere paura di una cosa del genere, avanti?".
"Ancora qualche minuto, poi abbasso e non sbaglio più".
"E chi ti dice che non sbagli più".
"Starò più attento".
"Starai più attento a sbagliare o a non sbagliare?".
"Io, credo che...".
"Eppure mi farebbe piacere che tu mi richiamassi. Anche a me fa un po' paura l'idea di non sentirti mai più. Di non sapere mai se tra un anno tu sia ancora vivo, se sia ancora sano, se sia ancora felice, ricco, o povero. Anche se non ti conosco e non so quanto sia lunga la tua vita".
"E allora, come si fa in questi casi?".
"A me non è mai successo, dovresti dirmelo tu".
"E se ti dessi il mio numero? Così ci pensi, e se ti manco semmai tu mi chiami?".
"Non lo so, non sono sicura. Ho ancora dei dubbi, su tutto. Credo che tu sia qualcuno, o possa essere qualcuno che sta fingendo o forse un pazzo furioso".
"Fingendo? E fingendo di cosa?".
"Un altro avviso di chiamata. Qui finisce male. Quando non li prendo sono sempre partaccioni,  specie se è mio padre che chiama da fuori".
"Allora lo prendi il mio numero, prendi un foglio di carta, così ti lascio rispondere".
"No, sto perdendo troppo tempo, non mi sembra una cosa giusta".
"Ti voglio bene...".
"Scusa?".
Silenzio,
"Ci sei, ancora, tu? Oh, almeno il tuo nome, che cosa hai fatto, sei sparito? Lo sapevo, era un dannato scherzo della malora. Anche l'ultimo giorno dell'anno".
"Sono qui. Sento di volerti bene".
"Dimmelo ancora".
"Sicura? Sei sicura che...
....................................................................................................................................................................................................................La linea cadeva all'improvviso. L'anno finì. Senza altri errori. Rimasero entrambi due incognite assolute, con qualcosa in più o in meno, nello stesso misterioso spazio sospeso tra il bene e il possibile male che potrebbe celarsi in un altro. Per sempre, e in attesa di un altro possibile errore. Che non arrivo più.
La vita a volte è così...

1 commenti:

Daniela Fariello ha detto...

Come sempre originale nel tuo modo di fare gli auguri.
Questo piccolo racconto mi ha tenuta incollata alla pagina suscitando in me curiosità e lasciandomi un'infinita dolcezza e... anche una vena di malinconia per tutto ciò che nella vita arriva e travolge come un uragano e poi, d'un tratto, svanisce nel vuoto. Buon anno