mercoledì 22 dicembre 2010

Varianti e costanti di percorso

Cerco continue varianti al percorso. Sono parte della mia strada, se non la mia strada. Non credo nemmeno di cercarle. Penso solo che esse accadano, forse perché evocate da qualcos'altro. Mi limito ad accettarle, o quanto meno a scrutarle da diversi punti. In questo caso, mi sono accorto di prediligere le strutture compatte e relativamente organizzate, rispetto al farraginoso accumulo di appunti. Forse perché ho la vaga sensazione, che l' appunto sia qualcosa di troppo sospeso e indefinito, per lasciare intravedere la dorsale di un certo progetto, per rassicurare l'eventuale lettore o fantomatico e fantasmico editore. E invece in una recente scorsa ai miei appunti, ho riconosciuto una certa imperscutabile libertà, una chiarezza e una coerenza, molto più vicine a una successiva possibile forma composta, anziché quelle già rigidamente individuate in una loro destinazione. Credo di dover nutrire i passi in queste due strade, senza trascurarne nessuna a vantaggio di un'altra. Le costanti e le varianti.
Ho diversi testi, finiti e rettificati- "L'azzurro della notte", dopo una solida seduta di revisione, lo vorrei inserire in una collana di audio books, giusto per dargli una certa visibilità e testarne la grana nel sonoro. Ho ultimato due racconti di genere noir. Uno già spedito, e l'altro, dichiaratamente horror, per la rassegna primaverile dedicata alla narrativa horror "Il cerchio capovolto". Sto rispolverando un testo teatrale, con limite tassativo di battute,  e dovrò decidere in questi giorni se proporlo o meno. Avrei tempo fino al 15 gennaio, per una prima selezione. Credo che tra queste prossime piccole tappe, ci sia lo spazio per disarticolare, per muoversi senza un movente diretto, definito, per scalpitare a vuoto e lanciare un po' di buona terra negli occhi, anziché potare i roseti del vicino. Lo trovo molto utile soprattutto se destabilizza e mi allontana da troppe certezze. A volte cerco davvero la possibillità di brancolare e di non saperne, o ancora meno degli altri, per partire da un nuovo contesto. La trovo una delle condizioni più interessanti di scrittura e di crescita. Anche se si cercano e si sfornano metodi per creare scrittori spediti, funzionali, brillanti e fluenti, io cerco la strada opposta. A volte ho il bisogno di mischiare le carte, di far crollare il castello per avere un po' di luce. A volte sogno di non scrivere più un solo rigo per mesi. Di abbandonare qualsiasi volontà verso qualsiasi tensione progettuale. O di dedicarmi a pochissimi momenti al giorno, al massimo due, tre parole, da coltivare al massimo della loro intensità e possibile estensione.
Vorrei non sapere quello che scriverò domani, nemmeno se continuerò più a farlo. Sarebbe una fase molto più importante. Un punto di arrivo e di non ritorno.
l.s.

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