mercoledì 1 dicembre 2010

Presunte verità

A volte si rimane spaccati- ma forse è meglio parlare per me. Ripartiamo:
a volte rimango spaccato-meglio, credo- tra quello che sento di dire, con l'irruenza, la sincerità,  la passione, la musica del primo impulso, e quello che invece sia più corretto e opportuno da dire. Perché è così! Credo che la mia esperienza con lo scrivere, sia connotata da questa piccola crepa, che a volte però diventa, paradossalmente, anche un collante. Quanto la  mia natura andrebbe tradita, modificata, alterata, per una verità, o una modalità parallela di espressione? Decisa da chi? Quanto ci sarà ancora di me con questo intervento, con questa ipotetica variante?
In questo caso, io non sto più parlando di approcci di revisione o accidenti simili(che reputo assolutamente indispensabili); non parlo di una passata di gel sul ciuffo eccesivo della storia, e nemmeno di una buona rassettata alla stanza. Ma dico di una diversa impostazione del mio vissuto, dello scriverlo come se non fossi io. Attraverso le modalità di un altro, che avrebbe fatto sinceramente meglio, per una serie di motivi, ma che non sono io. E che non sarò mai io. Mi accorgo che oggi, se tento di esprimermi, devo farlo entro certi confini determinati, entro una serie di parametri che risultano efficaci solo perché hanno consentito a diversi altri, di trovare un compimento, un assetto. Una casa. Il problema è che trovare una casa e non esserci più dentro, mi sembra una grossa sciocchezza, inutile, tra l'altro. Credo nei compromessi, ma anche nel criterio che ciascun approccio abbia bisogno di mantenere una freschezza di fondo e un coraggio nel perseverarsi. Quando si tenta di toccare e di dirottare la radice che contraddistingue un tentativo, si esercita una dittatura silente sulla forma espressiva di un individuo e sullo spirito che lo ha portato a mettersi in gioco.
Due sono le problematiche.
1) Il non saper scrivere. Il non aver capito niente di cosa significhi la scrittura.
2) Saperlo fare anche bene, ma nel modo sbagliato.
Tra queste due correnti, ho sentito e approfondito le più grandi sciocchezze che le orecchie di un uomo abbiano mai potuto collezionare. Persone di un certo livello culturale, trincerarsi dietro strane verità, e passando dalla prima alla seconda situazione, con una serie di strane elucubrazioni, e sempre in possesso della formula magica, che alla fine non dicono mai. La tengono sempre tra i denti. Ragionando, quando va bene, circa sessant'anni indietro.
Tutte le volte che mi è stato chiesto il parere su di un testo di qualcun altro - molto spesso ragazzi, come quelli del progetto Repubblica dello scorso anno- ho sempre affrontato con la massima serietà il compito che mi è stato richiesto. Prima di tutto ho sempre risposto, e ho dedicato a quella risposta tutte le migliori energie di quel momento, come avrei voluto che mi fossero state dedicate se lo avessi richiesto. Ho detto sempre il mio parere, con sincerità, quello più vicino al mio modo di sentire più che di pensare, ma senza tacciarlo mai di verità. Ho dato la mia angolazione. Convinto che esistano trentamila strade diverse, e spesso tutte sbagliate, che possono portare alla stessa meta.
È quasi sempre così.
Saluti.
l.s.

0 commenti: