venerdì 17 dicembre 2010

Prospettive e contesti sinergici.

Non credo che tutti i messaggi che mi arrivano, siano imprescindibili da un dato contesto. Continuo a convincermi che tutto sia misteriosamente interconnesso, e che gli affari della mia vita cambino, mutino e si trasformino, per una serie di piccoli e sensibili accidenti, che possono comportare enormi e imprevedibili differenze, numerosi cambiamenti di condizioni. Saranno forse delle forme di suggestione? Mi sento molto suggestionabile, è possibile. È anche molto probabile che una certa suggestione possa ridefinire un approccio alla mia realtà sotto altre leggi e altre ortodossie. Ma ancora una volta sento e avverto che esiste una concertazione accurata e mirabile che si nasconde e sottende ai meccanismi percettivi, ai miei deliri più ispirati o più disperati, che a volte si sfiorano, addirittura si toccano. Ogni cosa che vedo avrà una sua coda. Partiamo dal clima, per esempio. Un certo viso mi darà certe sensazioni se lo vedrò impiantato nel gelo secco di un inverno, con le luminarie del Natale prossimo che gli luccicano addosso; altre se è nel pieno di una calura estiva, anche se attraversando lo stesso incrocio, con la  stessa grana espressiva, lo stesso colore degli occhi, lo stesso passo, lo stesso sorriso- anche se non saranno mai gli stessi, anche a distanza di un secondo, di una frazione di fotogramma l'uno dall'altro. Anche le circostanze muteranno quell'espressione e tutti i codici che cercherò di ricevere da quell'istantanea, muteranno a seconda di quello che vi accade intorno. Se vi è un uomo anziano o un bambino o un'altra donna, a passare e ad attraversare in quel momento la stessa figura centrale, dove si posa la mia attenzione, quel tipo di casuale interazione, provocherà un'oscillazione sensibile e una diversa dinamica di concentrazione sulla stessa figura rispetto al mio percorso di registrazione o modulazione di quei segnali. Un'altra figura parallela, potrebbe sostituirsi a lei se molto più bella o particolare, quindi mortificarla o sbiadirne la luminescenza del primo impatto. In un altro caso invece, la prima immagine potrebbe brillare di luce riflessa, su qualcosa che le somiglia ma che non raggiungerà lo stesso effetto; o ancora spiccare sul soggetto opposto, su di una presenza molto più opaca o meno espressiva o cantabile, che in quel determinato passaggio specifico amplifica per dissonanza la tenuta madre di quel colore, come la rifrazione di una medusa in un'immersione subacquea notturna. 
La figura è ancora la stessa, ma il suo scenario muta e condiziona le risonanze e le situazioni che si sovrapporranno  a una mia eventuale rievocazione di quella piccola esperienza. Ciascun tassello è legato all'altro, in una logica teatrale e meccanica, dalle molteplici poetiche possibilità di espansione e di suggestione. I personaggi potranno mutare attraverso l'impermanenza e la mutevolezza parallela degli scenari. Per ogni immagine una serie infinita e viscosa di imprevedibili possibilità o impossibilità, di colorarsi, riempirsi, svilirsi, arricchirsi, approfondirsi, sciogliersi, contrarsi o ritrarsi, in base a tutto quello che vi si muove o che gli muore intorno. E così potrebbe accadere che uno scenario possa prendere un sopravvento inatteso, una schiacciante supremazia e diversa destinazione sull'altro, solo perché in quell'istante, una combinazione di eventi  e di scorci sensoriali, faranno sì che la sua voce abbia il suo naturale scintillio di risonanza o di simpatia. E le figure in apparenza dominanti, più vive e interattive, potranno di colpo sciogliersi, dal loro primo smalto, in una sostanza fumogena e imprecisa, solo perché sul loro sfondo palpiterà qualcosa di più umano o forse di così disumano da cambiare improvvisamente la sequenza prospettica e i relativi tasselli del paesaggio. È nella rievocazione di un'esperienza visiva, che predomina l'incisione a mano del tempo e del cinema vivo del caso. Ogni situazione che cercherò di descrivere o in qualche modo di rievocare, risentirebbe sempre di questo sisma oscuro e occulto, che continua però a serpeggiare nei visi, nelle tensioni, nelle situazioni psicologiche, cercando di svestirle di una loro rigida collocazione strategica o precostituita, e consegnarle al gioco estremo delle possibilità, della loro intercambiabilità con l'incanto della vita che si muove e che muore quando la vedo, e che comincia a rinascermi dentro e a divorarmi vivo come una tenia, quando ne sono già più lontano, e quando forse ne scrivo, da smemorato ma soprattutto da  impressionato.
l.s.

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