domenica 5 dicembre 2010

L'indizio di un buon libro

Non so se sia quella fondamentale, la scrivo come mi viene, ma la sento molto vera. Sulla qualità di un libro, parlando di un mio parere dettato da una mia esperienza, può testimoniare, come buon indizio, quell'inconfondibile nostalgia di ritornarvi, quando sono lontano. Anche se sono solo al primo capitolo. Mi capitava fin da bambino, con "L'uomo invisibile". Non vedevo l'ora di ritornare nella mia stanza, accendere il lumino rosso e riprendere dal punto interrotto. E quando invece ero quasi arrivato alla fine, rallentare il più possibile, perché la magia di quell'attesa e di quell'appuntamento così unico e singolare, non venisse a mancare e non mi abbandonasse troppo presto.
Ogni fine di un libro comporta insieme un arricchimento, ma anche la perdita di un bel periodo trascorso con un amico. Una sorta di strappo. Le sue abitudini, i suoi vizi, la sua voce, tutto questo non potrà mai ritornare con un altro testo. Con nessun altro. E nessun altro buon testo, potrà imitare o rievocare quelle stesse caratteristiche, abitudini, e profumo dell'altro. Altrimenti non sarebbe un buon libro.  Credo che un libro che crei queste particolari, quanto singolari condizioni, sia un buon libro. O quanto meno un libro che ti ritorna e che ti formi. Il resto, qualsiasi resto possibile e discutibile, non riuscirà a rovinare quest'incanto, come un paio di occhiali o una smorfia o un difetto di balbuzie, non oscureranno mai un viso che si ama.
l.s.

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