lunedì 27 dicembre 2010

Il negro del Narciso. La terminologia tecnica del Primo Capitolo.

Ho cominciato Il Negro del Narciso, di Joseph Conrad. Oggi pomeriggio, in attesa che il libro prendesse il largo. Nel silenzio. Ho segnato i termini più tecnici di navigazione, a mo' di promemoria, quelli che hanno calcato le prime scene, in contrappunto ai  volti vinosi e marcati dei personaggi di bordo, che mano a mano comparivano.

Cassero.
Casseretto.
Boccaporto.
Paranco.
Bompresso.
Argano.
Docks.
Impavesata.
Chintz.
Trinchettina.
Cubia.
Questo è l'elenco che ricordo, quello forse appena meno comune a chi non naviga o quanto meno non abbia dimestichezza con certi affari di bordo alla Melville. Non trovo fondamentale un'esatta classificazione di tutti i termini, ma non mi dispiace darne un'infarinatura del loro significato essenziale, nelle linee più generali, tra quelli incrociati nel primo capitolo del romanzo.

Il cassero è un ponte scoperto, situato solitamente nella zona più centrale di una nave,  o centro-poppiera. Il casseretto (dim. di cassero) è anch'esso un ponte, longitudinale, ma situato più in alto, rispetto alla coperta, in modo da creare una serie di vani di accesso, adibiti solitamente ad alloggio.
Il boccaporto, è quel foro o apertura, che dal ponte di una nave, permette il passaggio verso le stive e i locali sottostanti. Un varco.
Il paranco (ant. palanco), non è altro che un aggeggio che solleva pesi, demoltiplicandone lo sforzo con l'ausilio di due bozzelli, uno fisso e l'altro mobile, muniti di alcune pulegge, in cui scorrono catene e funi di trazione.
Il bompresso è un albero che sporge da prua.
L'argano è una sorta di macchinario, deputato al sollevamento o al trascinamento di grossi pesi, costituito da un tamburo, intorno al quale è avvolta una fune che fungerà da traino diretto.
Il dock, è una zona portuale, il chintz è un particolare tessuto di cotone.
La trinchettina è una vela prodiera (di prua), bassa e interna, presente nei velieri con più fiocchi.
Infine la cubia (etim. incerta) è il foro, situato nella murata di una nave, attraverso il quale scorre la catena dell'ancora.
Dopo aver provato la forza e il sapore antico di questi termini, e poi, dopo una veloce analisi, averli rivisti intarsiati nelle prime pagine dell'opera, ho provato la sensazione di trovarmi altrove. In un luogo incantevole e sospeso di una nave nella notte, in partenza. 
Questo post lo manterrò per consultazione. Potrebbe capitarmi di fare lo stesso lavoro con qualche altro capitolo particolarmente ricco di dettagli tecnici del genere, ma non è sicuro. All'occorrenza si vedrà.


1 commenti:

Rosanna Palmieri ha detto...

Allora...buon vento!;-)
R.P.