lunedì 18 gennaio 2010

Manoscritti problematici e considerazioni

Questa sera, da mia sorella, ho scovato un mio vecchio manoscritto, che le avevo lasciato prima  di Natale per farglielo leggere - ma non ha ancora trovato il tempo di farlo - e allora ho preso a sfogliarlo e a lanciare un occhio ai punti cruciali, giusto per vedere l'effetto. Insomma, ho scovato diversi problemucci, che forse avevo anche notato in precedenza, ma che per averglielo già dato in lettura, come un lavorino da potersi gustare negli spacchi dopo il pranzo o quando i suoi bambini dormivano, dovevano pesare in modo alquanto diverso. Tornando a casa, pensavo: ma quanto si cambia, a distanza di pochi mesi le cose diventano più grosse o più sottili, gli errori diventano lampanti, o forse è la nostra attenzione, o era solo quel momento, quello di stasera, che forse qualsiasi cosa avrei preso in mano mi avrebbe trasmesso quello stesso sapore di precarietà; ma in fondo non si è mai uguali davanti a un lavoro, a una qualsiasi opera, che sia la propria o quella di un altro scrittore. Pare che le cose si muovano con noi, o che siamo noi a diventare più difficili, o più sensibili, o più profondi, o più pessimisti, o più idioti o più geniali o più incapaci, insomma, in qualunque caso le sonorità non sono più le stesse, e allora questo mi faceva riflettere su quanto sia ancora diverso l'editor di turno, il portiere di notte che ti leggerà in un albergo, per combattere il sonno, o la cassiera di un bar del centro. Insomma esistono più verità, almeno nella prima apparenza, più variazioni, per cui un lavoro letterario che si rispetti, dovrebbe mantenere la sua durata nella tensione prima di tutto per le distanze di tempo. Almeno su quelle ci sarebbe ancora qualcosa da fare. Non si possono cambiare gli altri, ma si può cambiare il sistema per far sì che una propria idea di scrittura e di stile abbracci persone diverse.
La medicina è ancora una volta il confronto attraverso un sostanziale stacco di tempo, e una maledetta dose di talento nel sensibilizzarsi alle variazioni negative di percezione, quelle più sostanziali.
Che brutto affare, signori miei...
l.s.

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