martedì 5 gennaio 2010

Anatomia di un interno bertolucciano


Uno stralcio di versi, o di luci, dal terzo capitolo del libro I  della lunga e intensa epopea famigliare della "Camera da letto", di Attilio Bertolucci.
Questa  mattina ho attaccato la quarta sequenza di quel capitolo, e mi sono soffermato sulla grande tenerezza e maestria del tocco delicatissimo di questo passaggio:
"...nel silenzio serale accompagnato
dalla lucerna che fila, tu ombra
d'uomo sul muro, già in piedi nell'atto
di dire addio un 'altra volta..."
e ho ascoltato dalle sue parole scritte e sognanti, luci altrettanto famigliari alla mia vita, alle mie esperienze di piccoli distacchi, di luoghi affettivi e fiabeschi e illuminati appena, quanto ingombranti e rischiarati dalla lampada tremolante della memoria: "dalla lucerna che fila", è proprio qui che si sono fermati i miei occhi, come nella linea fantasmica di una cesura immaginaria del metro, un richiamo di un interno, il filare, ancora una volta setoso, ozioso e dinamico, ma impermanente, di quella stessa luce intravista a distanza da un vetro, semmai da una prospettiva di ombre, o come ultimo indizio di noto, di riparo, di silenzio. La percezione immaginifica e le consonanze nella lettura, sono momenti di grande intimità con la fantasia e la maestria dell'autore e con se stessi, un interludio sonoro, e non solo per ammirarne la purezza e l'abilità nell'esercizio, ma anche per transfigurarne e includerne il senso in una propria idea privata e sbiadita di luci, come se riemersa e ringiovanita al solo contatto o meglio contratto di lettura. Ancora una volta incontro la possibilità di abitare una pagina, ne ho parlato anche in precedenza, per occasioni diverse.
Questa è la mia idea sulla sua poetica, un luogo completo e fibroso di radici, di terre e di cieli antichi  e ancora moderni o disabitati e ancora da esplorare, a volte con un solo occhio aperto per la troppa luce o con la lente per scorgerne il preziosisimo progressivo del particolare, la miniatura; e per quanto sia riuscito a sfiorarne, adesso sono alla seconda rilettura, il significato evocativo, il rapporto complesso e articolato con i flussi temporali e la memoria, l'importanza dei luoghi reali o evocati, nella mutevolezza maestosa delle luci. Il cinema del figlio Bernardo è intriso di certe raffinatezze, dopo lunghe letture e lunghe visioni- vi sono pagine di Attilio che si vedono e si muovono così come fotogrammi di Bernardo che parlano e si ascoltano- avvertendo così una continuità, in diversi aspetti, in certe regioni umane e geografiche che si incrociano, a volte in sereno contrappunto, nelle due poetiche.
l.s.

0 commenti: