mercoledì 20 gennaio 2010

Everyman


È scivolato in due giorni, quasi senza che me ne accorgessi. Un libro lucido e tremendo, che gira vorticosamente intorno alla condizione umana della solitudine, della finitudine, della perdita, del ricordo. Philip Roth racconta e seduce in nero, con una tessitura densa e lucida, calmo e composto nel suo addentrarsi e scolpire, come nel gelo di un corso d'acqua montano e solitario, lasciando intravedere ben distinti i sassi levigati, e soprattutto quelli più appuntiti, dei fondali universali dell'uomo. Di ciascun uomo.
l.s.

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