Dal mosto futo della nottata
sciaborda il tannico buon sentore
di un passo mesto e gufesco
e smuove il pastoso sentiero
verso i picchi a stellarsi e già itrani,
sbocciando il buon vociare
di una cupa processione
che si allontana più fitta
la pomata del maroso
dalle luci ramate dei ristoranti,
insabbiati dal fitto vociare
e straniero nei cappucci,
sulla polpa filante
del pesante acquitrino,
i buchi grigi e neri
dei tuoi occhi di ortiche.
giovedì 11 agosto 2011
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