sabato 6 agosto 2011

Moventi

Immaginando la ricerca di un equilibrio, come la palla rossa in bilico luminoso sul naso della foca bagnata. Sintonia sinfonica degli opposti, quando il semplice coniuga e trascende il complesso. Equilibrarsi così, in un certo magrino intento e (s)consolatorio, è alquanto rischioso se non si passa per la sponda opposta. Attraversare e non raggiungere subito, forse anche non raggiungere mai, ma attraversare, o meglio: traversare il proprio movente oscuro nell'azione di scrittura, senza troppi sbalzi focheschi e smorfiosi. Non credo che servano trucchi, espedienti, o comunque questi potranno appena suggellare un certo equilibrio se accompagnati all'asciuttezza e alla solidità di un passo maschio e robusto sul muschio, che conosce la striscia della vipera come il lucore dell'ultima lucciola di una notte. Esisteranno così equilibri stilistici statici e imperfetti, erosi dal cattivo gusto del proprio artifizio ben riuscito e conclamato, incoraggiato dalla tendenza; equilibri concettuali, nozionistici, pragmatici, che non avranno altro se non lo splendore dei loro contrappunti e il consenso dei giudici eletti alla direzione di fuga. Così come nel farraginoso e nebbioso percorso di una ricerca senza mode o tendenze precostituite, si potrà scorgere una certa linea celeste, in incubazione, verso una forma debole e accennata di ribellione al sicuro, al troppo definito e confezionato, certo, cerebrale e celebrato dagli specialisti già troppo assonnati e poco curiosi,- forse furiosi, più che curiosi. 
La prassi letteraria non è una roccaforte di certezze, ma di voci e di ombre in mutamento. Di apparizioni fugaci e di sparizioni, in un luogo irreale ma pregnante ancora di vita e di boscacci profumati di temporale. Un accenno velato e tremolante di una Nereide ansiosa e presaga, il fantasma di una sua impronta spumosa sull'asciutto, nel mezzo sonno di un Poema Conviviale e lontanissimo, quanto moderno nella notte delle idee.
La certezza di questa sacrosanta e altisonante incertezza, allo stadio attuale, è l'unico guado che mi attrae. Non cerco altro che gustarmi e guastarmi la risonanza, il suo tentennare e stonare nel mezzo crepuscolo. Sarà anche questo il motivo per cui non mi prefiggo un solo copione e una sola scadenza al mio movente, ma cerco di addentrarmi attraverso la sensazione e non attraverso il concetto puro di sentito o di avvertito e riconosciuto valido per convenzione, nel moto perpetuo dell'avventura malinconica e straordinaria della finzione.

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