Due esempi vivi, ma di purissima tecnica, che inserisco senza aggravarne lo spiazzamento del nesso etimologico, ma gustandomi il contatto vivo e squisito con le due possibilità formali dall'officina di due poeti italiani.
Segue un esempio lampante e raffinatissimo del Pascoli, nell'utilizzo della forma antifrastica, estratto da "I gemelli"da "I Poemi Conviviali". Includo le due zone diverse, con segnalazione del numero dei versi, dove avviene il delicatissimo effetto misterioso e speculare tra le due coppie di endecasillabi, leggermente e sapientemente variati al loro interno. (Da notare le congiunzioni in anafora dei versi 55-56).
(Versi 29-30):
Il giovinetto si chinò sul fonte,
e la fanciulla apparve su dal fonte.
(Versi 55-56):
E il giovinetto s'alzò su dal fonte
e la fanciulla sparve giù nel fonte.
Per l'esempio dell'iterazione, (con una funzione doppia, sia ritmica che semantica - vedi edizione Einaudi curata da Dante Isella- utilizzo invece dei versi del Sereni,estratti da "Strada di Creva" (Frontiera):
(Versi 16-17):
[...]Ma dove ci conduce questo cielo
che azzurro sempre più azzurro si spalanca. [...]
Credo che sia sempre la pratica attenta e ispirata di lettura, a convogliare la mia personale attenzione sulla dimensione tecnica. Una questione di attrazione, soprattutto. Sono sempre i momenti più attraenti e seduttivi, che mi invogliano alla successiva immersione, e mai il contrario. Deve avvenire una condizione necessaria e imprescindibile di richiamo naturale, perché un procedimento tecnico mi ritorni chiaro, nel tempo. Un effetto profondo di nostalgia per l'effetto originato da un certo costrutto, più che di mera curiosità per la maestria utilizzata. Forse perché, in primo luogo, mi interessa prima il cuore e poi la testa di chi scrive. Ecco perché trovo fondamentale dare i nomi solo a cose già vissute e percepite in nuce da illustri anonime, o da (im)perfette sconosciute.
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