Comincio a parlarti. Siamo soli al mondo: come non sono mai stato da solo al mondo, nemmeno nei recessi più profondi della mia solitudine. Questa cosa l'avverto molto più forte accanto a te, e non credo mi sia mai successa senza di te. Sono certo che non mi sia mai successa. Intendo così pura e così nobile come con te. Quella che mi irradiava la tua figura, con i gomiti lontani e un palmo coricato e pregiato sull'altro, era una grana lagunare di solitudine molto pura, mai accaduta. Aveva una sua eleganza, la tua solitaria e strana eleganza di quell'istante gremito di tristesse, adesso così lontano e così vicino, mentre ne scrivo a una certa incalzante distanza. Ma questo non te lo dico. Passo avanti, guardo fuori. La pioggia ti imbroncia; il movimento dei tuoi capelli mi porta un buon odore aeroportuale. Che mi fa più solo. Non immagino come possa sentirti tu, intendo quanto sola alla mia presenza e alla mia assenza, quando mi comunichi quel certo odore o profumo aeroportuale dai capelli, forse dal torcicollo, che mi rimette in viaggio e non si smuove. Il tuo odore è la mia carrozza reale, che mi trasporta in un luogo lontano lontano da te, ma solo attraverso di te. La mia diligenza.
domenica 20 gennaio 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Magnifico
Grazie: davvero!
l.s.
Posta un commento