venerdì 13 gennaio 2012

Che cosa può succedere per una sola virgola

Sono a cena con alcuni amici; quello che mi è seduto accanto risponde ad un messaggio dal suo telefonino. Continuando a masticare legge; da quel momento mastica ma non parla più. Rimane pietrificato e svuotato dopo aver letto il messaggio. Noto il suo imbarazzo, ma cercando di rimanere discreto, in certi casi è importante lasciare vivere i tempi del disagio o del tragico, senza essere troppo invadenti; in quel caso si soddisfa più un proprio capriccio e non si aiuta per niente la persona. 
La cena continua. Il mio compagno di posto rimane in tensione. Cerca di comunicare con qualcuno dal suo telefono, ma a quanto pare non ci riesce e questo fatto lo innervosice ancora di più. Si alza da tavola, cerco di seguire la sua espressione con la testa, senza dare troppo nell'occhio. Ritorna a sedersi, si rialza,  ancora con il telefono illuminato tra le mani, e sommerso nel tentativo di una chiamata. Dopo qualche minuto si allontana, per più tempo. Sarà stato quel messaggio, mi dico. Che cosa diavolo gli avranno scritto per ridurlo così? Qualcosa di grosso, forse, guardando intanto gli altri amici e commensali, ancora ignari di tutto, perché più lontani, che mangiano, bevono e parlano. Io non mangio più, nemmeno bevo e nemmeno parlo. Cerco di guardarmi intorno, ma lui non si vede ancora. Il cameriere fa il giro del tavolo, mi versa solo l'acqua nel bicchiere, il vino è ancora intatto. 
Quando il mio amico ritorna al tavolo, con il viso rischiarato ma ancora pallido e afflitto, come dopo una corsa. A quel punto è lui a sciogliersi verso di me, quasi avesse il fiatone, e mi dice di essersi preso uno spavento enorme. Riguardava il messaggio, naturalmente, non c'erano dubbi in merito. Il messaggio che aveva ricevuto mentre era a tavola diceva questo:
"Abbiamo perso Paolo", il quale Paolo era suo nipote, un ragazzino di circa dieci o undici anni, adesso non rammento, ma intanto dal telefono della sorella quel messaggio lapidario e gelido lo aveva atterrato. Tutti i tentativi successivi di comunicare con sua sorella, andavano tutti a vuoto. Così si era alzato, mi dice, cercando di chiamare altri numeri, per capire che cosa diavolo fosse successo a Paolo, che diavolo significava: abbiamo perso Paolo, se fino a quel pomeriggio lo aveva visto, stava bene, come sempre o ancora meglio di sempre! O forse un brutto incidente, ma dove, poi? Non ricordava che dovevano uscire quel giorno. Un incidente in casa, e intanto pensava e chiamava, chiamava adesso a sua madre, ignara di tutto, e pensava: che avevano tenuto di certo la notizia nascosta a sua madre, non poteva essere informata così a bruciapelo di un fatto del genere successo a un nipote; fino a quando, dopo l'ultimo tentativo, risponde sua sorella, con una voce tranquilla, serena, senza capire tutta l'agitazione del mio amico. 
Quello intanto le dice del messaggio, e la sorella scoppia a ridere, dicendo che aveva perso la loro squadra del cuore,  e che Paolo voleva comunicarglielo, dal momento che dove eravamo a cena non c'erano radio o televisori; così Paolo aveva scritto: "Abbiamo perso Paolo", invece di: "Abbiamo perso, Paolo".
Tutto qui? È il caso di dire che molto spesso le virgole giuste possono diventare una questione di vita o di morte.

5 commenti:

Vale ha detto...

Hahahahaahahaha oddio, questa sì che è proprio una bella storia XD
Senza offesa per il tuo povero amico...meno male che non è successo niente di grave!!!!!

Un abbraccione

luigi ha detto...

Tremendo, vero? Questa è la punteggiatura signori! Grazie della visita, Vale.
l.s.

Anonimo ha detto...

E la sai la storia di 'Eats, Shoots and Leaves'? E' un libro divertente e serio sulla punteggiatura. Se tradotto, l'aneddoto che spiega il titolo perde un po' il suo effetto, ma se interessa ci posso provare...
Francesca

Anonimo ha detto...

Spaventoso come la fretta possa generare dei fraintendimenti terribili. Per chi scrive una lezione salutare: quei segni che si rilasciano a pini mani sulla pagina, hanno una forza da non sottovalutare.
Sono felice anch'io che sia stato uno spiacevole equivoco. Però non avrei voluto essere nei panni del tuo amico per tutto l'oro del mondo. Nemmeno per 20 secondi.

luigi ha detto...

Ciao, Marco. La punteggiatura è vitale me ne accorgo sempre di più. Il mio amico è sbiancato come un cencio, non lo potrò dimenticare.
Ciao. Francesca. La punteggiatura, soprattutto le virgole ma anche i punti e virgola, sono una faccenda complessa, in diversi casi relativa all'orecchio e al ritmo parlato personale, a un bagaglio molto più intimo: quello con cui litighi, contratti, chiacchieri o compri qualcosa, che spesso non corrisponde con quello scritto; così le pause e i respiri, che in diversi casi sono più psicologici che grammaticali.
Personalmente, quello che sto scrivendo in questo momento, se dovessi dirlo a voce, lo farei in tempi e in modalità del tutto diversi. Comunque a me interessa molto qualsiasi approccio di approfondimento. Non ho letto il libro di cui parli, ma credo di averlo sentito nominare.
Grazie della visita e a presto.
l.s.