sabato 19 febbraio 2011

Sanguineti e il bene culturale

Solo da una ballata così, poteva riemergere l'incanto di certa pregiata fucina. Sanguineti parla del buon lavoro, traducendo in valori lo stesso suo gesto. Lo stesso incanto di mestiere. La feroce umanità.

Dalla prima strofa di Ballata del bene culturale, da Ballate (1982-1989):

"dove l'uomo ha lavorato bene, lì è il bene, per l'uomo:
lavoro sopra lavoro, gli è già abitabile il mondo:
qui c'è la stazione dei treni, qui la trottola gira e rigira,
il prato sta bello innaffiato, il tostapane funziona:
anche la mano, per l'uomo, gli è diventata già umana,
e c'è il ditale, c'è il guanto, ci stanno le buone carezze:
Edoardo Sanguineti

Già questa prima strofa, mi commuove. È ricca di semplicità e di profondità. Sanguineti parla all'orafo, all'astronauta, o al contadino. Il tostapane potrebbe innescarsi con gli anelli di Saturno o con un officina atriale del miocardio dove pulsa un embrione di cultura dell'uomo. Il suo respiro travalica e include e attraversa l'uomo come la sonda di un'angioplastica. Lo trovo un poeta cometa, un poeta medico e mago. Che lascia la sua linea e la sua luce, senza la necessità di specificarla troppo. Il Sanguineti delle Ballate, mi lascia nella bocca questo sapore di gustosa e faticosa universalità e di terroso e umano candore.
Così nel penultimo verso:
persino l'uomo, per l'uomo, gli può diventare già umano:

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