Ricordando le canzoni
suonate dall'atrio annottato
di un albergo a Sorrento.
Le voci che cantano,
ascoltate nel mio letto,
rigate le pareti dalle imposte
da un lampione avorio
e riconoscere le voci del giorno
diventate palme ornate negli occhi.
C'è quella del medico egiziano
con la sua moglie molto chiara,
qualche straniero dalla schiena
scottata a sangue,
la voce di mio padre che canta
e che dopo canta o racconta,
e la chitarra appena scordata
che lo dimentichi nella notte.
mercoledì 23 febbraio 2011
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