Credo che sia essenziale cercare in un personaggio qualcosa di oscuro, che non possa sempre spiegarsi del tutto o dimostrarsi, almeno non sempre. Un territorio umano a volte anche poco umano di ricerca nel corso della sua costruzione e non un'illustrazione di una creatura già del tutto finita e troppo organizzata. Tenerlo sospeso alla possibilità di una sua sparizione o di un suo gesto inatteso, che sorprenda chi lo scrive ancora prima di chi dovrà scoprirlo leggendolo. Non credo alle sorprese artificiali, ma solo a quelle riflesse per l'atto naturale di un colpo secco o di un gesto medianico subito e sofferto in prima persona nella fase creativa, come una disgrazia o uno spavento mortale.
Se il personaggio di una mia storia non mi condiziona e non mi tormenti o non mi spaventi a morte o mi diverta da matti durante il giorno, non credo possa mai risultare credibile e vibrante, doloroso, astuto o radioso che sia, durante la notte.
Se il personaggio di una mia storia non mi condiziona e non mi tormenti o non mi spaventi a morte o mi diverta da matti durante il giorno, non credo possa mai risultare credibile e vibrante, doloroso, astuto o radioso che sia, durante la notte.
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