mercoledì 23 giugno 2010

Lezioni private. (Bozza notturna)

"Vorrei fottermi una stella del cielo e poi scoppiarle dentro, nella fiamma. Come se fossi un lampo. Il dessert dello sperma come l' argento latteo".
Mi guarda. Si toglie gli occhiali. Più pensierosa e giovane come una rondine.
"Dicevi?".
"Non ci siamo mai parlati. L'estate è passata nel silenzio di queste lezioni private. Dove ho imparato il necessario, ma non ho saputo nulla di lei. Allora parto da quello che non so di me".
"Non è necessario. Non  c'entra niente con il mio ruolo".
"Sono d'accordo, ma io ho imparato il necessario, ma senza che noi abbiamo comunicato. Mi ha spiegato le regole, ma intanto non so dove è andata ad abbronzarsi, se ha un marito, che musica ascolta, se è andata mai a cavallo. Non è giusto imparare così".
Mi guarda ancora. Sembra interessata.
"Cosa c'entra tutto questo?".
"Non lo so. Due notti fa ho guardato un temporale per bene, come non avevo mai fatto. Dalla finestra della mia stanza, quella accanto al letto. E osservavo i balzi dei lampi e pensavo alla povertà della mia vita. A come fosse lenta e troppo seria e poco elegante e senza luce in confronto. Vorrei imparare a vivere con quell'estetica. Una saetta, dice tutto, in un attimo o ancora meno. Non deve spiegarsi. Cattura, vive e commuove al suo primo apparire. Come io non so fare. Spezzarmi due dita in una sua giarrettiera, il giorno prima di un diploma di pianoforte o portarla alle giostre, stasera stessa, per esempio. Senza sapere nulla di lei".
Adesso distoglie lo sguardo e pensa.
"Perché alle giostre?".
Come un lampo, senza pensieri. Vivere, parlare e decidere così,  come i suoi occhi spagnoli di adesso. Sono più vivi.
"Forse l'avrò spiazzata".
"Dici delle cose mai sentite. Mettono angoscia o ancora qualcos'altro".
"Qualche volta le scrivo, ma non le capisce nessuno".
"Adesso dobbiamo continuare, per favore. È l'ultima lezione".
"Lei pensa di vivere con quell'intensità? La stessa di un lampo di temporale?".
"Ma un lampo non è umano, non vive!".
"Perché, dovrebbero ritenersi vive solo le cose umane? Pensa davvero questo della sua vita? La vede mezza morta?".
"Sono lontani, molto lontani".
"Adesso sto guardando lei, e mi sembra di assistere a un temporale. I suoi sguardi, le sue parole. La lezione che finisce e lei che rimane".
"Non capisco".
"È felice?",
"Dico che non la capisco, che cosa significa tutto questo?".
"Le ho solo chiesto se lei è felice. Non c'entra col significato".
Si ferma, come sospesa. Non mi risponde.
Quella sera siamo andati al luna park. C'erano le famiglie con i bambini. Abbiamo passeggiato, senza parlarci e dirci altro. L'ultima notte di quell'estate. Glielo avevo chiesto io, senza sperarci, quasi per gioco. Siamo entrati nella casa dei fantasmi.
Abbiamo cenato fuori, molto tardi. Abbiamo riso. C'erano ancora i tavoli pieni di angurie e di persone. Molte luci. La luna.
l.s.

2 commenti:

Rosanna Palmieri ha detto...

...a kind of magic!
R.P.

Anonimo ha detto...

Cos'e' scrivere?
Questo!
Una pennellata di parole che contorcono le viscere
Un'ispirazione di parole pizzicate su un arco...
Come sei bravo!
Che forte emozione!
Grazie!
Grazie davvero, un bel regalo!
Stefania