martedì 15 giugno 2010

About the short story and the pretty legs...(Improvviso)


Lo scrivere in corto (the short story) ma anche lo scrivere in generale, comporterà sempre un compromesso arduo e sofisticato, tra il poco spazio disponibile e la profondità simultanea di un'idea, a volte così difficile da raggiungere, quanto può esserlo per una donna mantenersi  elegante e raffinata nelle scelte di abbigliamento più estreme e possibili. Una questione di  equilbri, di passo, forse di natura o di attitudine malinconica all'erotismo. Un passo femminile un po' spleen e perduto, non potrà mai essere volgare. Così come la scrittura, se non si ostenta troppo e se è permeata e palpata da un'attitudine alla cultura, alla sensibilità delle tradizioni e del loro superamento, non dalla sola nausea smaniosa di esserci a di là di quello che in qualche modo c'è stato. (Quella vivamente incoraggiata, di continuo: poco o niente stile, grande attacco, più è ruvido più è nobile, grande economia nella forma e nell'approccio stilistico, fruibilità assoluta dell'idea base, che sia commestibile, e non irriti, come un buon detergente intimo. Mi sto accorgendo, con grande rammarico, che a volte (e non solo "a volte") una scrittura senza storia e senza troppe esperienze profonde e meditate, è preferibile. È incoraggiata ancora di più perché non comporta pericoli. Lo scrittore non rischia, e rimane ancorato, innamorato di sé, della sua scrittura molto morigerata e contenuta e poco sgualdrina (Mon Dieu, la tristesse!) senza oscillazioni, senza ombre di manierismi o fiammate anarchiche, futuriste o estetizzanti, ignorando le correnti dell'impressionismo così come le più recenti del neolirismo. Tutto è pronto e perfetto dentro di lui, bisogna lasciare spazio al messaggio. Non sono graditi altri ospiti a tavola. Al diavolo tutto il resto. Si deve essere semplici e amorfi, non ampollosi come gli antichi o come tutti i cattivi maestri. Come dire a una donna bella di indossare la stessa divisa delle altre, e così scomparire nell'individualità o dolcezza del passo e confondersi in un'unica marcia anonima da collegiale, come in un nugolo opaco di cadetti calanti nella nebbia.  Gonne dalla stessa lunghezza, che non lascino mai intravedere il tornio incantevole della natica che canta inventandosi un nuovo viso e infiniti altri, nel suo piccolo passaggio d'ombra, mentre le ginocchia perderanno il loro naturale sorriso e la luce naturale degli occhi, che poco prima vi si posavano a pungerle di baci, come insetti silenziosi e discreti. L'importante è camminare. Le gambe di una donna in fondo devono solo camminare, servono per quello, no? E invece le parole devono dire solo di quel punto lì, il necessario e poi basta: tutto il resto è cattivo, fa pensare, disturba, è antico o troppo moderno, taglia le dita o brucia gli occhi, inquina, ha l'acaro demodex canis o peggio il folliculorum, che allarga la cerchia anche all'uomo, o le pulci o lo scolo o la scabbia, o la rogna demodettica!
Mi farebbe piacere ascoltare un parere dal grande Massimo Bontempelli, sulla situazione attuale, semmai in una seduta medianica. Una qualsiasi forma di scrittura è imprescindibile da una buona formazione culturale. Scrittura è cultura, non è anche cultura. La cultura per uno scrittore non deve essere il parente scomodo con i denti guasti che fa i rumori a tavola e che ti rende oscuro o involuto (quando va di moda adesso l'involuzione), ma la linfa vitale del suo approccio e della sua apertura alla vita, dei suoi giorni e delle sue eventuali pagine scritte. Non si può nuotare nel vuoto, senza consapevolezza del margine anche flebile della costa e trovare improvvisamente dei fari che ti instradino! E avere spazio di nuoto, per giunta e anche la boa bianca e rossa per il sub! ) La responsabilità enorme, è sempre dell'altrettanto improvvisato guardiano del faro, che asseconda e impone queste abitudini, collaborando attivamente a cristallizzarle.
Ricollegandomi alla parte iniziale: la bellezza del risultato, credo in entrambi i casi, sia nel racconto che nella gonna cortissima, e sempre se l'arduo compromesso andrà a buon fine (evitando così l'inconsistenza per lo scrittore e la volgarità per la donna che indossa) questo non avrà mai un luogo troppo preciso di origine, una chiave magica o un meccanismo pianificabile di assoluta efficacia, ma intanto in moltissimi casi avviene ed esiste, perché si rischia. Comunque.  I guess so...
l.s.

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