mercoledì 17 marzo 2010

Cinque schizzi randagi

Ho imparato a scrivere male.
Con il polso girato e scorretto.
Nessun insegnante è riuscito a riportarlo a galla.
Mi è rimasto così, storto e scolpito.
Come un vizio o una speranza...

A volte guardando
le stelle di notte
lo stesso spavento
e ribrezzo dei topi
bianchi nuotando.

Osservando la villa delle suore
la malinconia della vita
che si rapprende a quest'ora.
Calando quasi la sera
come un lontano fantasma di te.


Le parole decidono sulla vita.
La vita con i suoi eventi decide sulle parole.
Sono soltanto io che non posso.


Si avvicina
la sdrucciola stasi
della finale discesa.
Adesso è strano,
così attesa
come se per un gioco
non avessi più fiato.
E ci rido lo stesso.
Cala il buio, nel tanto.
l.s.

1 commenti:

sandra ha detto...

Ogni schizzo di questi che hai dipinto va da sè... è bello lo stordimento che si prova, leggendoli, con un breve respiro per interrompere uno schizzo dall'altro...
Ma gli schizzi nascono comunque da uno schizzo più grande, da un flusso di acque, da un'onda arrabbiata o un'onda lunga di mare, o da un incresparsi schiumoso di acque, o dal correre di acqua da un fiume, da un piccolo rio, o da un lago argentino o verde colorato dagli alberi. Da un'unica acqua. Comunque.
E i cinque schizzi arrivano dalla tua anima...
Bellissimi!