giovedì 10 maggio 2012

"Mentre morivo" e la prospettiva poliedrica di visione


Nell'ottobre del 2008, su questo stesso blog, lasciavo due righe sul romanzo di Faulkner Mentre morivo, con la mente ancora fresca della sua lettura: qui.
A distanza di tempo ritorno al testo per discutere ancora sulle modalità espressive, che in molti casi, come anche in questo, non possono separarsi in semplici e complesse, in facili e in difficili, vibrando di tanti altri riverberi e mutamenti spettacolari, che le rendono uniche e insostituibili nella loro modalità di espansione, singolari e per certi aspetti prodigiose.
La complessità del romanzo non è un fattore puramente linguistico, ma è legata all'organizzazione dei punti di vista narranti, che vengono smembrati per quanti personaggi interagiscono nel romanzo, ciascuno riportando integro il suo flusso e riflesso sensibile sullo stesso accadimento (il trasporto lungo un tortuoso sentiero di una bara con dentro una madre morta), che diventa quindi più profondo e vario lungo la sua osservazione.
Ecco la scorsa dei personaggi e i rispettivi punti di vista, che tireranno le redini del romanzo:
Darl: "Proseguo verso la casa, seguito dal Ciac Ciac Ciac
dell'ascia".
Cora: "Non è che tutti possono mangiarseli, i loro sbagli, posso sempre dirgli".
Jewel: "Un colpo in meno. Un colpo in meno e potevamo starcene in pace".
Dewey Dell: "E siamo andati avanti a raccogliere verso l'ombra segreta e i nostri occhi annegavano insieme toccando le sue mani e le mie mani e non ho detto niente".
Tull:"È dura la vita per le donne, poco ma sicuro".
Anse:"E ora vedo come ce l'avessi davanti la pioggia che ci scende in mezzo, che viene giù per quella strada neanche fosse qualcuno...".
Peabody: "Quando sono arrivato alla sorgente, sono sceso e ho legato i muli, il sole era calato dietro un banco di nuvole nere come una catena di monti rovesciata...".
Vardaman: "Gli alberi sembrano polli quando arruffano le penne nel fresco della polvere i giorni che fa caldo".
Cash:"Si vede in una vecchia tomba che la terra affonda a smusso".
Samson: "Era appena prima del tramonto".
Addie: "Mio padre dice che la ragione per cui si vive è per prepararsi a restare morti".
Whitfield:"Quando mi dissero che stava morendo, per tutta la notte combattei con Satana, ed emersi vincitore".
Armstid: "Poi verso le nove ha cominciato a far caldo. È stato allora che  ho visto il primo avvoltotio".
Moseley: "Morta da otto giorni, ha detto Albert".
MacGowan:"L'orologio diceva mezzogiorno e venti".



Ecco la gran parata. Ciascuna voce una sua luce, un suo occhiale perfetto e distinguibile, necessario a completare il quadro affascinante quanto estenuante della realtà. Ogni capitolo del romanzo porta il titolo di un personaggio, che sciorina il suo flusso, come la tirata nuziale di un fringuello alpino. Il risultato mirabile e spiazzante di questa operazione, mi ha sorpreso e affascinato, confermando quanto siano vaste e imperscrutabili le possibilità di gestione del punto di vista plurimo-narrante, anche sul senso più interno della storia. Di come un fatto narrato possa variare all'infinito in linea con il suo occhio indagatore e come anche il suo occhio indagatore possa variare all'infinito il linea con il suo fatto narrato. In questo caso Faulkner ne fa un poliedro e con questo poliedro concerta una grande fuga a più voci, così come avevo accennato nel mio vecchio post di qualche annetto fa. Una fuga potente, sorretta da un grande equilibrio stilistico e da una straordinaria capacità introspettiva e moderna.


2 commenti:

Marco ha detto...

Sì, mi sembra che questo Faulkner meriti di essere esplorato con cura.
Perfetto quando dici che ciascuna voce ha una sua luce.
A questo punto si potrebbe iniziare una riflessione più estesa su questi narratori del Sud degli Stati Uniti che radicati alla loro terra, riescono a elevarsi a vette spaventose. Faulkner non lo conosco, però Flannery O'Connor era quasi una vicina di casa, se non sbaglio. Ed Eudora Welty?
Insomma, è un territorio distante che però riesce a parlare anche a noi, qui e ora.

luigi ha detto...

Condivido. Faulkner, quello che conosco meglio, ha avuto un impatto molto forte sulla mia sensibilità; il suo linguaggio così netto, lucido, tagliente, ma poi anche asciutto, doloroso e pieno di sfumature e di luci. Devo prendere "Luci d'agosto", che ancora mi manca e credo che sia molto bello, ma la mia è una sensazione.
saluti e a presto.
luigi