giovedì 9 aprile 2009

Crepuscolari e rifiuto

La corrente dei crepuscolari ha segnato il nodo di una fase netta di rifiuto, a volte dolce, dei canoni tradizionali di un certo poetare troppo aulico, incastrato nel ventaglio di un patriottismo o di tematiche spesso troppo sontuose che incentrassero l'attenzione sull'ego poetante, con le sue doti, lo scintillio di un certo compiacimento d'ispirazione, di iniziazione al mistero del verso. L'inizio del secolo scorso, ha visto tentativi e sperimentalismi mirati a una certa demistificazione dello stile più lucente e squillante dei modelli rifiutati. Adesso i procedimenti erano molto legati ai rinnovamenti di Rimbaud, contrastando molto spesso le linee più distese e articolate di un certo Pascoli e del D'Annunzio. Nel bellissimo testo incentrato su questa tematica, dal titolo Gozzano e i poeti crepuscolari, curato da Dora Marinari, si fa luce anche su un altro aspetto importante e cioè che gli stessi poeti della linea e del verso grigio, quelli dell'altra bellezza intrisa di ricordo e di nostalgia, da contrapporre a quella reale e ormai più modesta e a volte inesistente, abbiano molte volte ulitizzato e approfondito le stesse linee poetiche che rifiutavano, diventando molte volte come un prolungamento estremo dello stesso slancio espressivo estenuato, o anche smorzato nel crepuscolo, e dall'altra parte nella minuziosa sapiente tessitura di un quotidiano di confetterie e signorine un po' bruttine come nuovi scenari di ordinaria e struggente tenerezza velata. La soglia al futurismo, come si insiste nello stesso paragrafo dedicato al rifiuto crepuscolare, non fu lontana, anzi il fenomeno letterario fu proprio riletto come strumento anticonvenzionale per eccellenza, di rottura e di affrancamento dalle vecchie asfissie, che li avevano comunque nutriti.
Tra gli autori più interessanti si citano Gozzano, Corazzini, Govoni, Palazzeschi, e lo stesso Marinetti, che fu intriso di un certo particolare futurismo studiato e analizzato in profondità.
l.s.

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