venerdì 30 dicembre 2011

Step 4: La petite mort: reading

step 4: sensazioni del presagio. L'uomo reagisce ai suoni e non solo agli eventi già manifesti nella loro coerenza e sonorità svelata o compiuta. Addentrati nella notte del racconto, da quando lo squillo fucile rintuona nella stanza, le supposizioni e i dubbi sulla sua origine più o meno oscura, saranno lo sfondo o pianta madre da cui dirameranno nuovi rami e radici. Il nostro personaggio non alza ancora il braccio verso la cornetta, ma aspetta che forse quel suono passi, così come sono passate le risate della coppia nella notte e gli altri scherzi acustici; come se non fosse mai arrivato, cercando di farsi un'idea attraverso la scorsa delle possibilità del possibile telefonista con il suo movente: urgenza di un amico, di un parente stretto, confidenza intima, scherzo, minaccia di morte, telefonata sconcia, dilatando il tutto nel pensiero e nell'ansia di pochi secondi. Tra i primi squilli che prendono un certo spazio introspettivo e retrospettivo, ricolmando la storia di quella sua febbricola insidiosa e già nota, ma per suoni che prima erano esterni alla stanza. La reazione a quello che ancora non si conosce, mette ancora più spavento di qualcosa di già manifesto, anche se di tragico. La psicologia del personaggio, si comporta come un animale poco selvatico ma anche poco domestico, dovendo accordare il suo istinto naturale alle sue convinzioni su quello che pensa possa essere successo. Invece di spezzare il dubbio dell'attesa con un semplice gesto del polso, si intrattiene nel buio, in balia di quello che potrebbe essere o essere stato o capitato, contro la semplicità di quello che sarà e che già è. Questo punto della storia, forse anche un tantino ambizioso, potrebbe aprire un'altra porta nella metafinzione, dove lo stesso respiro tra quello che non è avvenuto e che non si conosce, può condizionare il reale di quello che è già stato, che sarà e che non sarà, per il tempo riflesso e irreale che inquinerà lo spazio più semplice di una figura che si succede, contro le molteplici dimensioni che si realizzano nell'assenza del fatto, del suo fertile ignoto. In effetti è questo lo spazio ideale del fantasma, che sospende la sequenza temporale e logica delle figure reali, in questo caso anche nelle dinamiche lineari della narrazione, che lievita e si ferma, contro la rigidità dei pochi secondi concessi all'intervallo dei trilli.
Il link del racconto: La petite mort.

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