lunedì 12 dicembre 2011

La petite mort, il tempo e i piani della realtà

In ogni racconto, romanzo o in qualsiasi altra esperienza letteraria, imparo sempre qualcosa di nuovo. Ma soprattutto riparto da zero, senza grandi orizzonti e supporti esperienziali. Strano ma vero: per ogni nuova storia, ritorno vuoto e in bianco anche io, come la pagina  1. Da zero: intendo senza le certezze del giorno prima e nemmeno le angosce del giorno prima. Da zero: perché ogni scritto appartiene a un livello di tempo e di realtà unico, irripetibile, che non può attingere da altri contesti o sensazioni di contesti che mi avrebbero nutrito o addestrato. Non in questo caso, io dico; e nemmeno nel caso di domani e nemmeno di dopodomani. Non si scrive sempre allo stesso modo. Ogni storia avrà delle richieste, delle tendenze, dei compromessi diversi con lo scrittore, da rispettare e da considerare. 
Sono sempre lo stesso a scrivere, ma cambiano alcune coordinate per ogni lavoro e per ogni emozione che mi darà quel lavoro. Non riesco ad affrontare uno scritto senza il seme forte di una certa emozione singolare che lo ferisca al  cuore e lo caratterizzi. La cosa più importante è avvertire qualcosa che preme. che ti disturba e ti conduce, quando si parte.
Questo racconto, dal titolo così particolare, "La petite mort", nasce come richiesta dalla mia editrice per una rassegna natalizia di un gruppo chiuso di scrittori, che dovranno rendere la loro opera disponibile gratuitamente. La storia nella sua stesura mi ha insegnato moltissimo, perché mi ha messo di fronte a materiale linguistico a cavallo tra diversi piani di realtà e anche perché mi sono immerso dentro di lei, come se non avessi mai scritto altro nella mia vita, e come se non esistesse altro scritto a cui dedicarmi al di fuori di lei, de "La petite mort". Strano ma vero. 
La storia si svolge in una stanza chiusa, in una notte di vigilia, ma ripercorre attraverso la voce narrante, ambienti, luoghi e risonanze molto lontane, legate a livelli di tempo e di realtà sovrapposti e paralleli che ho dovuto snodare e articolare, con un uso di un linguaggio appropriato e sospeso, che mi consentisse di attraversare i vari piani senza infrangere alcun vetro separatore e senza rovesciare nessun vaso comunicante, cercando di non perdere quota nello sviluppo. Per ottenere questa sorta di impianto armonico, mi è stata utile l'immagine della situazione che ho descritto e di cui ho scritto. Avevo negli occhi la quantità esatta di luce, sia dell'ambiente interno alla stanza, sia delle varie rievocazioni dei luoghi esterni o di altri interni più o meno surreali o fantasmici. Così come avevo impressi nelle orecchie tutti i suoni, dal primo all'ultimo, che hanno attraversato il narrato. L'aspetto che mi ha sorpreso di più, in questo lavoro di ripristino e di disciplina tra le parti e i vari piani delle realtà simultanee, è l'intreccio tra il possibile o vero e la finzione, dove l'aspetto più irreale e impossibile, è quello scorporato e romanzato da un fatto veramente accaduto a una mia antenata, da ragazza. Per cui ho elaborato una finzione da un aspetto reale del passato, e ho anche avvicinato al reale, aspetti immaginifici. L'importante è la convivenza e la condotta tra le parti, come nelle fughe a due o più voci, e non smascherare mai troppo presto il fattore del possibile da quello dell'assurdo. Non credo, infatti, che i fattori dell'irrealtà, in una storia, debbano essere necessariamente separati o relegati, ma mischiati il più possibile ai più credibili. Sono convinto che nulla sia vero o falso in assoluto. Il seme del mio racconto, anche se avvenuto davvero, come fatto o accadimento, avrà degli aspetti di irrealtà e di realtà della stessa frequenza di un episodio o di una tensione narrativa mai avvenuta, o meglio: mai verificata come accaduta. Ed è questo il senso del raccontare. Lasciare dei varchi di possibile nell'impossibile, e viceversa.
Al momento l'unica versione disponibile della mia storia, —gratuita —, è quella del sito della casa editrice "Il Pavone", ma con l'editrice e il gruppo di scrittori coinvolti nel progetto, si sta già pensando a rendere disponibili le nostre storie natalizie, in una raccolta con un formato più comodo e meglio adattabile alle diverse esigenze dei lettori. Quest'articolo lo renderò disponbile anche sulla sezione "Disappunti" del mio nuovo sito web.

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